Taormina. Chiusura in grande spolvero del “caffé letterario” condotto da Milena Privitera per “SPAZIO al SUD”. Sabato 6 dicembre, alle ore 17.30, nell’elegante veranda dell’Excelsior Palace Hotel di Taormina, protagonista del programma organizzato dall’associazione “Arte & Cultura a Taormina”, presieduta da MariaTeresa Papale – che vede il patrocinio del Comune di Taormina, Taormina Arte, Associazione Imprenditori, e la sponsorizzazione di Associazione Albergatori, Metropole Taormina Maison d’Hôtes ed Ottica Fiumara – sarà la scrittrice Cinzia Alibrandi, vincitrice col suo “Petali di Marta”, Edizioni Ensemble, del “Premio Sicilia 2014 – sezione Donne & Letteratura”. Un riconoscimento ambito di ispirazione federiciana, che, giunto alla sua 21° edizione, rende omaggio a quelle donne e quegli uomini nati in terra di Sicilia che, distinguendosi nelle arti e nelle professioni, ne tengono alto il nome ed il millenario prestigio. E Cinzia Alibrandi, nata a Messina, laurea in Lettere alla Sapienza di Roma, diploma all’Accademia d’Arte Drammatica, una feconda carriera di attrice nelle compagnie di Ivano Staccioli, Silverio Blasi, Sergio Rubini, una cattedra di Italiano e Storia in un Liceo milanese, un bell’esordio in campo letterario con “Anna e i suoi miracoli” nel 2012 ed un grande successo nel 2013 con questo “Petali di Marta” merita pienamente il prestigioso riconoscimento “…in considerazione della magia narrativa e appassionata del tratto di una donna, Marta, che vuole vivere per emergere, dove sentimenti e passioni formano un connubio vincente che tiene un bel ritmo per ogni pagina del libro” – come recita la motivazione del premio. E fa piacere che, in questi tempi di crisi e di scoramento generalizzati, il suo exploit di esordiente “indipendente” si sia tradotto in un vero e proprio caso editoriale capace di donare speranza ai tanti (giovani e meno giovani) che cercano di sfondare nel difficile mondo della letteratura proponendo i propri manoscritti ad agenti, talent–scouts ed editori senza usufruire di quelle “segnalazioni” e “conoscenze-che-contano” che abitualmente ne favoriscono la pubblicazione. I romanzi della Alibrandi, che si pone come una delle scrittrici più intimiste della odierna scena letteraria italiana, hanno come protagoniste assolute delle figure femminili dalle diverse sfaccettature e dalle molteplici valenze interpretative. “Ci sono due tipi di donne. Le mie e Marta. Le mie sono donne polifoniche. Marta è una solista che ha paura di restare sola. E suona lo stesso strumento, la sua inquietudine sentimentale, per spezzare il silenzio, il silenzio dei deficienti. Il silenzio molesto che si cela dietro il modesto fracasso dei suoi innamorati. Ci sono due tipi di donne. Le mie e Marta”. Marta…nomen omen! Marta, ragazza forte, “guerriera” che non molla mai, energica e pragmatica anche nelle sue fragilità. Marta, bella, romantica, combattiva ragazza che fugge ai lacciuoli borghesi della provincia per tuffarsi anima e corpo nel vortice della Roma degli anni di piombo. Marta, studentessa ed attrice, “che alza le pareti della sua vita mattone dopo mattone, e l’amore è un banco di prova dove far diventare adulto il corpo e provata la mente”. Così, con una struttura di flashback che si sviluppa su più piani narrativi, Marta a distanza di anni passa in rassegna gli uomini che hanno incrociato i suoi travagliati passi: il fidanzato ufficiale, Manfredi, ingegnere bellissimo e misterioso, violento, e fedifrago; Marco, coraggioso giudice impegnato in prima linea nella lotta al terrorismo, sensibile e premuroso ma, in quanto migliore amico di Manfredi, marchiato dal tabù; Stefano, attore famoso, affascinante e “sciupa-femmine” per cui l’amore equivale a sesso, scontato e prevedibile. Tre uomini. Tre amori. Tre “petali” strappati da un’immaginaria margherita sfogliata nel tempo che lo psicologo, cui Marta confida dolori e passioni, raccoglie e ricuce prima con professionale distacco poi emotivamente partecipe. Così lentamente, non senza sofferenza, Marta, non più ostaggio del suo passato, si affranca, prende coscienza di aver vissuto una vita non scelta ma “…programmata da chi l’ha messa su un piedistallo, su un palcoscenico, su un set”, e, trasformando dipendenze e delusioni sentimentali in un cammino di crescita formativa, finalmente accetta se stessa, accetta di vivere da sola. Perché i“Petali di Marta” sono in realtà “un m’ama non m’ama della vita”, un libro che “racconta amori sfogliati, odorati, accarezzati, trattenuti, volati” dove pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo emerge, infine, il segreto dell’esistenza: amare se stessi, sposare la vita e dire “sì” all’Amore solo se “supporto e complemento nella vita” poiché esso “non deve essere strumentale o dipendenza”. Un libro dalla prosa precisa ed incisiva con capitoli strutturati come racconti brevi che si riallacciano al successivo grazie all’uso dello stesso termine, alla fine dell’uno ed all’inizio dell’altro, a far da testimone di un’inusuale staffetta linguistica che rende piacevole e scorrevole la lettura. Il tutto condito da una prefazione d’autore, firmata dallo scrittore milanese Andrea G. Pinketts inventore del titolo e dichiarato “pigmalione” della Alibrandi, e dalla splendida copertina di Agnès Spaak, tratta dalla mostra fotografica “Le rêve dans un rêve, ospitata con grande successo di pubblico e di critica a Palazzo Isimbardi di Milano nell’ottobre 2012.