Da Sergio Sferra, riceviamo e pubblichiamo: “Caro direttore, da tempo constato con rammarico che a Taormina ci si sente dire dopo un colloquio di lavoro negli hotel che negli obiettivi dell’albergatore vi è l’intenzione di assumere figure professionali giovani e quindi ti scartano, mortificando la tua carriera fatta di sacrifici e rinunce. Poi c’è un altro nuovo trend: si inviano online i curriculum ai direttori d’albergo di Taormina, che tranne pochi casi, nemmeno ti rispondono se non per dirti quanto meno le solite frasi di circostanza. Ascoltando colleghi di quasi tutte le associazioni professionali, mi dicono che, nonostante curriculum di grande livello, stentano a trovare un lavoro, a meno che devono declassarsi professionalmente per dare spazio a capi-servizio molto approssimativi. Secondo me, da grande esperto nel settore della ristorazione alberghiera, nella maggior parte degli alberghi e dei ristoranti di Taormina non c’è professionalità e questo è uno dei motivi per cui i turisti non tornano più nella nostra città. Grazie per l’attenzione. Sergio Sferra”.
Non c’è sviluppo se non c’è impresa. Se l’impresa produce è costretta ad assumere.
Questi sono due principi su cui si basa un’economia.
La riduzione dei costi non necessariamente deve essere ricondotta alla riduzione della sicurezza sul lavoro; si ripercuote soprattutto “sulla qualità” del prodotto che l’impresa fornisce, e di conseguenza sulla qualità dei servizi al cittadino, non a caso siamo invasi dalla concorrenza extra-europea, che utilizza forza lavoro non specializzata.
Chi aveva il compito di tutelare il lavoro non lo ha fatto, quindi la carenza non stà nell’imprenditore ma nel lavoratore stesso, che pagando la tessera ai sindacati ha pensato di avere una tutela. Questo lo deduco dal fatto che l’azione sindacale si è spostata su sindacati “di categoria”, o addirittura “sindacati di base”; evidentemente è conseguenza del fatto che i sindacati come CGIL,CISL e UIL hanno fallito.
Se volete l’opinione di uno che lavora nel settore da ormai 10 anni… La colpa non è solo dei dipendenti giovani o del fatto che non abbiano esperienza… Basterebbe che i gestori, specialmente dei ristoranti, si circondassero di persone valide e le tenessero ben strette…
La mia esperienza invece mi insegna che pur di non concedere la messa in regola ad una persona valida ci si tiene 2 persone scarse… Che poi queste due persone potrebbero diventare anche valide, ma nel momento in cui chiedono i loro diritti e si vedono presi a pesci in faccia le conseguenze sono due: 1) lasciano il lavoro e vanno altrove… (spesso fuori dal giro Taorminese dove tutti i gestori bene o male ragionano cosi per l’adorazione sfrenata della MASSA e non della qualità) 2) continuano a lavorare, mettendoci la metà (se non meno) dell’impegno e della volontà…
Iniziate a pensare ai diritti dei dipendenti, specialmente più giovani, che non chiedono la luna con qualche mese di messa in regola per poter campare d’inverno quando tutti sono in Thailandia a godersi il sole, e vedrete che un po di professionalità inizierà a nascere…. E non al fatto che mettendo in regola un ragazzo in più del dovuto fa scattare la soglia superiore di tasse e quindi fa “sballare i parametri” di illegalità prefissati…
Parliamocci chiaro… Ci sono locali che fatturano X e dichiarno Y con Z dipendenti… Mentre se dichiarassero X avrebbero Z+Z dipendenti messi in regola, e che probabilmente darebbero più risultati per quel che riguarda la professionalità…
Finchè ci si affida alla massa e al lavoro nero, difficilmente il turista otterrà la professionalità che merita in una città come la nostra…
Spero, nonostante l’ora tarda, di aver espresso con chiarezza il mio pensiero…
Emanuele
(un giovane che lavora in nero e ogni anno spera che sia quello buono per iniziare finalmente a lavorare seriamente nella sua città)
Concordo al 1000% con Sferra. Per quanto riguarda i giovani è vero, se nessuno gli fa fare le esperienze non diventeranno gli adulti di domani. Però spesse volte i vari esercizi alberghieri, commerciali e quant’altro, preferiscono prendere gli inesperienti perchè non vogliono pagare molto ed ottenere il super massimo. E poi chissà…
quest’anno siamo stati in Australia, il paese dei giovani!!!!!….devo dire che il settore della ristorazione è qualitativamente un disastro, una sera eravamo in una pseudo pizzeria, il mangiare non era male, c’erano due giovani ragazze che servivano ai tavoli, bionde, minigonne al limite, gentili. Ad un certo punto la proprietaria dall’aria distrutta si è appartata con una delle ragazze e ha cominciato una sfuriata tremenda, il succo era: io mi esaurisco dalla mattina alla sera e voi state lì impalate e non vi accorgete nemmeno del sudiciume che avete di fronte….non si trattava di un episodio sporadico, il problema è che le giovani leve sono spesso studentesse che vogliono fare qualche soldo, ma vengono da famiglie dove non sono abituate a fare nulla. Ora, poichè la ristorazione, il settore alberghiero ecc. sono settori dove apparentemente il lavoro è semplice, in realtà concordo con il Signor Sferra, la motivazione e la professionalità dovrebbero essere la base, anche per istruire le nuove leve, specialmente se non proveniente da una scuola professionale, penso che fare lavorare insieme le diverse generazioni porti solo profitto.
Sig. Sergio, non metto in dubbio la sua professionalità anzi…ma volevo solo dirle che è giusto assumere anche dei giovani nelle strutture ricettive,alla fine noi giovani siamo gli adulti di domani e se nessuno ci fa fare la giusta esperienza non potremmo mai crescere professionalmente.