Taormina., Da Guido Ponturo, riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata dal giovane taorminese al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta: “Signor presidente, sono un cittadino siciliano, grande amante del mare e appassionato di pesca sportiva. Le scrivo per portare alla sua attenzione la disastrosa situazione che sta vivendo il nostro caro Mar Mediterraneo. E’ un dato di fatto che gli stock ittici si stanno sempre più assottigliando a causa di un prelievo indiscriminato determinato da un’inadeguata legislazione in materia. Quando parlo di legislazione inadeguata intendo porre il suo sguardo sul corpus di leggi che attualmente regola il comparto pesca, sia quello professionale sia quello sportivo. L’attuale legislazione, dal mio punto di vista, risulta essere obsoleta e non regge più il passo con i progressi fatti dalla moderna tecnologia nel campo nautico e delle tecniche di pesca in mare. Basti pensare, per fare uno dei mille esempi che si potrebbero fare, alle disposizioni che regolano l’uso di reti a circuizione (cosiddette cianciole). La normativa vigente prevede soltanto un limite minimo di distanza dalla costa, peraltro quasi mai rispettato dalle suddette imbarcazioni. Un sistema di pesca che in tempi passati era eseguito con l’esperienza dei pescatori che formavano l’equipaggio, calavano le loro lampare e la successiva rete a circuizione nelle zone da loro ritenute di passaggio dei grandi banchi di pesce azzurro in un gioco di probabilità che lasciava scampo al pesce di sfuggire alle maglie delle reti e di continuare il loro tragitto per riprodursi. In buona sostanza, era praticata senza l’ausilio di apparecchiature ad alta tecnologia (sonar ed ecoscandagli) rendendola una pesca eco sostenibile per la quale la blanda normativa ancora in vigore era sufficiente. Senonché, l’avvento dei suddetti nuovi strumenti tecnologici hanno reso questo sistema di pesca altamente distruttivo, non selettivo e assolutamente non sostenibile per l’ecosistema marino. Migliaia di ricciole e di pesce azzurro delle più svariate specie, ogni notte si imbatte, senza scampo alcuno, nelle maglie delle reti a circuizione, intercettato dai potentissimi sonar delle cianciole che riescono a scandagliare un arco anche di parecchi chilometri dando l’esatta posizione di qualsiasi oggetto o forma di vita che si muova. Immani stragi si verificano con la cattura di tonnellate di pesce che non vedranno mai un mercato ittico con un conseguente acquirente. Difatti, buona parte di questo pescato viene ributtato in mare, all’arrivo in porto, per fare in modo che il prezzo del pescato non si abbassi sotto le soglie che portano a ingenti guadagni. Di questo passo della ricca e variegata biodiversità del Mediterraneo siciliano, resterà soltanto un ricordo. La Sardegna, regione ad autonomia speciale come la Sicilia, ha provveduto alla tutela della propria fauna marina bandendo dalle proprie acque territoriali la tecnica di pesca con le cianciole, risultata distruttiva tanto quanto le famigerate reti pelagiche denominate spadare. Nuove normative a tal fine dovrebbero essere introdotte anche sulle quantità di pescato delle imbarcazioni professioniste. Si pensi che, ancor oggi, non c’è un limite di pescato giornaliero per le imbarcazioni con licenza. Tutto ciò come conseguenza di quella legislazione obsoleta che si rifà a quando la tecnologia non era entrata nel comparto marino ed impossibili erano le grandi mattanze che si verificano ogni notte nelle acque siciliane. Le chiedo, pertanto, di interessarsi in prima persona alla questione facendosi promotore, assieme all’Assessorato Territorio e Ambiente ed alla Agenzia regionale per la protezione ambientale, di una complessiva riforma del settore pesca in mare, volta a tutelare l’ecosistema mediterraneo e la sua fauna marina unica al mondo. Fiducioso in un positivo riscontro, Le rinnovo la mia stima e porgo Cordiali Saluti. Guido Ponturo”.