Taormina. Una innovativa procedura per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica è stata eseguita per la prima volta in Sicilia e la seconda in Italia, al Centro Cardiologico Pediatrico Mediterraneo “Bambino Gesù” di Taormina, il centro di eccellenza diretto da Giacomo Pongiglione e nato da una convenzione tra la Regione Siciliana e l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. L’équipe che ha eseguito il delicato intervento di “ablazione con radiofrequenza per cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva” al CCPM, in un bambino di appena sei mesi, ha visto in prima linea Joseph De Giovanni di Birmingham, il primario di cardiologia del CCPM Paolo Guccione e Alfredo Di Pino, referente per l’aritmologia. La cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva è una malattia del muscolo cardiaco su base genetica responsabile di un elevato numero di decessi durante l’attività sportiva soprattutto nei giovani atleti. Si tratta di un ispessimento delle pareti del cuore ed in particolare del setto interventricolare (la parete che separa i due ventricoli) che determina una ostruzione nella fase di uscita del sangue verso l’aorta. Questa patologia espone anche ad un elevato rischio di aritmie gravi durante uno sforzo fisico. Numerose sono state le notizie di cronaca che hanno riportato, negli anni, casi di atleti, a volte di campioni, deceduti a causa di tale malattia che ha determinato un arresto cardiaco letale durante lo svolgimento dell’attività agonistica. In molti di tali casi, che il più delle volte hanno occupato le prime pagine dei giornali, gli atleti presentavano infatti una cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, spesso di grado lieve e non rilevata durante i controlli medici di routine. A prescindere dai casi di persone adulte affette da questo tipo di patologia, difficilmente diagnosticabile senza controlli accurati, esistono poi numerose circostanze in cui la malattia si manifesta precocemente, spesso nei primi anni di vita, eclatanti dal punto di vista clinico. Al CCPM in genere i bambini affetti dalla cardiomiopatia ipertrofica vengono trattati con svariate terapie in un ambulatorio dedicato seguito da Daniela Poli. A volte, in determinate situazioni, oltre alla terapia medica, è necessaria anche una terapia chirurgica, cioè basata sulla “resezione” di una parte del setto interventricolare per ridurre il grado di ostruzione, che può essere associata ad una terapia interventistica con l’impianto chirurgico di un defibrillatore. In alcuni casi più gravi, come questo del piccolo paziente, si è reso necessario l’intervento, altamente innovativo e alternativo all’intervento chirurgico, quindi meno invasivo, eseguito fino adesso solo al “Bambino Gesù” di Roma e al CCPM. Nel dettaglio, la nuova procedura adottata consiste nella ricostruzione tridimensionale basata su segnali elettrici, all’interno della cavità, della zona ispessita del ventricolo sinistro e della successiva erogazione di numerose applicazioni di radiofrequenza attraverso un catetere. La punta di tale catetere, costantemente raffreddata da un canale di irrigazione interno, ha creato lesioni molto profonde in grado di determinare, progressivamente, una riduzione dello spessore del setto interventricolare e di conseguenza, una diminuzione del livello di ostruzione alla fuoriuscita del sangue dal ventricolo. La procedura deve essere seguita da personale con elevate competenze nel campo sia dell’emodinamica, sia dell’elettrofisiologia interventistica, e ciò in particolare perché in questa regione del cuore transita una connessione elettrica importante che non bisogna assolutamente danneggiare. L’intervento, che viene eseguito in anestesia generale e che non necessita quindi di approccio chirurgico – il catetere è infatti inserito attraverso un’arteria periferica – è perfettamente riuscito tanto che, dopo l’operazione, non è stato necessario un ricovero del bambino in terapia intensiva ma semplicemente nel reparto di degenza dove rimarrà solo qualche ora, il tempo del consueto monitoraggio postoperatorio. “La tecnologia disponibile presso la sala di Emodinamica ed Elettrofisiologia del CCPM – dichiara Di Pino – consente una ricostruzione elettrica accurata della superficie interna delle camere cardiache consentendo così di erogare la radiofrequenza su siti sicuri mirando le lesioni esclusivamente alle zone di ispessimento muscolare in modo da evitare un danneggiamento del sistema elettrico del cuore”. “Il Centro Cardiologico Pediatrico è in grado di fornire le medesime prestazioni e un’assistenza di eccellenza pari a quella del Bambino Gesù di Roma – afferma il direttore del progetto del CCPM Giampaolo Grippa – ed è nato proprio per fornire l’aiuto necessario alla popolazione pediatrica siciliana e delle regioni del Sud. Da quando siamo arrivati in Sicilia, abbiamo eseguito interventi su più di mille bambini, di cui 600 solo nel 2012 ed evitato costosi viaggi della speranza per le famiglie dei piccoli pazienti che gravavano sul servizio sanitario pubblico siciliano e di tutto il Meridione. Siamo certi – conclude Grippa – che la sensibilità del presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta e dell’assessore alla Sanità, Lucia Borsellino, saranno pari all’impegno quotidiano e senza limiti che la struttura del Bambino Gesù convenzionata con l’ente regionale, sta sostenendo per superare le difficoltà, per arrivare a dotare il Centro del personale previsto”.