Taormina. Ancora un arresto, l’ennesimo, nell’ambito della complessa indagine condotta dall’Aliquota Operativa della Compagnia carabinieri di Taormina su numerose rapine messe a segno tra il 2009 ed il 2010 in tutta l’Isola e nel Nord-Italia. Ieri infatti, presso il Carcere di Agrigento, i carabinieri hanno notificato a Giovanni Pietro V., catanese classe 1990, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Siracusa per la tentata rapina perpetrata il 26 febbraio 2010 all’interno della filiale della Banca Popolare di Lodi di Lentini (Sr). In quell’occasione, due individui a volto coperto avevano fatto irruzione nell’istituto di credito minacciando il possesso di un’arma, e dandosi poi alla fuga senza nulla asportare probabilmente perché “disturbati” da qualcosa. Per quella tentata rapina, i Cc di Taormina, sempre nell’ambito dell’indagine “Fermitutti”, avevano già arrestato uno dei due responsabili, Cristian Angelo P., catanese classe 1991. Grazie ad una meticolosa attività di analisi dei tabulati telefonici ed alla comparazione antropometrica effettuata dal Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina, i carabinieri sono riusciti ad identificare anche il secondo rapinatore, Giovanni Pietro V., appunto, il quale era già detenuto presso il carcere di Agrigento perché arrestato sempre dai carabinieri di Taormina nell’ambito dell’indagine “Fermitutti”, per altre rapine messe a segno nell’Isola. Con quest’ultima operazione salgono a 28 gli arresti eseguiti dall’Aliquota Operativa della Compagnia carabinieri di Taormina nell’ambito dell’indagine “Fermitutti”, di cui 4 in flagranza di reato e 6 fermi di P.G.; 15 le rapine scoperte, di cui due a Milano; di circa 170.000,00 euro l’ammontare del bottino complessivamente asportato. L’indagine (denominata “Fermitutti” sia per la classica parola pronunciata dai rapinatori al momento dell’irruzione sia per il fatto che tutti o quasi i rapinatori poi sono stati fermati) ha inizio nel settembre del 2009 a seguito di una rapina perpetrata il 1° settembre 2009 presso la filiale della Banca Sviluppo di Santa Teresa di Riva, ad opera di un uomo ed una donna, i quali, spacciandosi per un’insospettabile coppia di clienti, dopo avere minacciato i presenti si erano fatti consegnare la somma contante di 2.900,00 euro. L’analisi delle immagini del sistema di sorveglianza della banca e le numerosissime intercettazioni telefoniche consentivano in pochi giorni di risalire ai malfattori (due pluripregiudicati catanesi) i quali nel frattempo avevano fatto perdere le proprie tracce. Le incessanti ricerche terminavano il 24 settembre 2010, quando, dopo un prolungato appostamento, i due malviventi erano stati bloccati e sottoposti a fermo della Polizia giudiziaria all’interno del porto di Catania, appena sbarcati dalla nave di ritorno da Venezia. Le successive indagini consentivano altresì di identificare i complici “esterni” di quella rapina. Le risultanze investigative sino a quel momento conseguite principalmente sulla base di un’attività tecnica di intercettazione telefonica corroborata da appostamenti e pedinamenti in difficili e insidiosi quartieri di Catania, avevano condotto ad una serie di soggetti (tutti catanesi) organizzati in più squadre indipendenti tra loro dedite esclusivamente alla commissione di rapine presso istituto di credito e che già avevano messo a segno diversi colpi in tutta la Sicilia e persino nel Nord-Italia. Particolarmente difficile e rischioso per l’incolumità degli militari dell’Arma si era poi rivelato, l’arresto in flagranza di reato degli autori della rapina perpetrata il 26 marzo 2010 presso la Banca Popolare Agricola di Ragusa ubicato nel Comune di Pozzallo (RG). In quella circostanza, il commando, composto da sei soggetti da tempo monitorati, oltre che telefonicamente, anche con prolungati servizi di appostamento e pedinamento in quartieri catanesi ad altissima densità criminale, dopo avere perpetrato il colpo, si erano allontananti a bordo di due autovetture venendo intercettati dai carabinieri nel capoluogo etneo e qui costretti ad un rocambolesco, pericolosissimo e prolungato inseguimento. In particolare, grazie al supporto aereo fornito da un velivolo dell’Arma, una delle due autovetture con a bordo 3 dei malviventi era stata bloccata, mentre l’altro veicolo era riuscito – a seguito di spericolate manovre tra le anguste vie cittadine con grave pregiudizio per l’incolumità degli operanti e degli utenti della strada – a far perdere le proprie tracce. Le solide risultanze investigative raccolte sui componenti il commando consentivano nella medesima giornata di risalire ad uno degli occupanti e a recuperare parte del bottino e nei giorni immediatamente successivi ad un secondo occupante, una donna, che nel frattempo aveva tentato di sottrarsi alla cattura modificando il proprio aspetto fisico (taglio e tintura dei capelli), accorgimento rivelatosi inutile dato che veniva comunque riconosciuta dai carabinieri e quindi tratta in arresto. L’efficace coordinamento tra la Compagnia carabinieri di Taormina ed i vari Comandi dell’Arma competenti per territorio tra cui la Stazione Carabinieri di Niscemi, la Stazione Carabinieri di San Cataldo, la Stazione Carabinieri di Solarino, la Stazione Carabinieri ed il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Cefalù di Cefalù (PA), il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Sant’Agata di Militello, la Stazione Carabinieri di Serradifalco (CL), la Stazione Carabinieri di Licata (AG), la Stazione Carabinieri di Settimo Milanese, la Stazione Carabinieri di Milano San Cristoforo, il Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Roma Trastevere, la Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina, ha fornito a quei Comandi puntuali e precisi input investigativi per l’individuazione degli autori-complici di altre rapine perpetrate nei rispettivi territori di competenza.