Taormina. Teatro dell’Oratorio Salesiano gremito in occasione dell’incontro del Pdl di Taormina, organizzato dal coordinatore cittadino Danilo La Monaca e svoltosi domenica scorsa. Al meeting, oltre all’avv. La Monaca (pienamente soddisfatto per la riuscita dell’incontro), sono intervenuti anche gli onorevoli Carmelo Briguglio e Pippo Currenti, l’assessore regionale al Turismo, Nino Strano e i consiglieri e dirigenti della sezione taorminese del partito: Salvo Cilona, Pinuccio Composto, Lino Ardito, Tanino Carella, Bruno De Vita, Salvo Brocato, Gaetano Saglimbeni e Orlando Russo. Erano presenti anche il presidente del Consiglio comunale, Eugenio Raneri e l’ex presidente dell’Asm, Andrea Raneri. Particolarmente apprezzato il discorso dell’avv. La Monaca, che ha aperto e coordinato i lavori dell’atteso appuntamento politico.
“Il titolo dell’incontro era molto eloquente – ha spiegato La Monaca – e cioè Amministrazione al capolinea, Taormina verso il baratro. Non si tratta di uno slogan ad effetto, ma di un’amara constatazione. E’ passato un anno e mezzo dalle elezioni e quest’Amministrazione comunale non ha registrato progressi in alcun settore, anzi ha trascorso questo periodo in parte per distribuire incarichi e in parte per litigare. Nulla è stato fatto per la città. Abbiamo avuto, cioè, spartizione, litigiosità e nullismo politico. La litigiosità è stata elevata a strumento per mascherare l’assenza di una proposta politica, di idee e di progetti. Queste considerazioni ed altre che seguiranno ci hanno portato a ritenere che quest’Amministrazione sia la peggiore di sempre. La ragione è semplice: manca una leadership autorevole capace di rappresentare la sintesi delle diverse anime che compongono l’attuale maggioranza. Manca cioè una figura che sia in grado, in ultima istanza, di dirimere le controversie tra i partiti. Da qui l’ingovernabilità che è sotto gli occhi di tutti. E quando noi dell’opposizione muoviamo una critica, la risposta non attiene mai al problema sollevato, ma consiste in scuse, pretesi e offese personali. Al riguardo, credo che chi si candida e vince le elezioni, perde il diritto al lamento e deve, invece, governare. Governare significa occuparsi dei problemi che incombono e non passare il tempo a cercare alibi. Ora qualche esempio pratico per confermare la teoria. Asm: nel giro di un anno e mezzo sono stati fatti fuori due Cda. La domanda è sempre la stessa: se chi ha vinto le elezioni non sa fare il suo lavoro, che ci sta a fare? Non era mai successo prima che non si riuscisse a trovare l’accordo politico sul Cda dell’Asm, evidentemente chi deve trovare la sintesi non è in grado di farlo. Ora si parla – andiamo nel tragicomico – di nominare un Cda tecnico di alto profilo. Si è detto, cioè, visto che non siamo in grado di nominare un Cda e soprattutto che non ci sono al nostro interno personaggi di alto profilo, cerchiamone uno esterno di alto profilo. Questi signori credono – e qui siamo al paradosso della politica – che l’azione di governo si possa scindere in due aspetti: il primo quello degli appetiti e della distribuzione di incarichi e prebende (in cui i nostri sono abilissimi), ma quando si tratta di rimboccarsi le maniche e di mettere in campo le proprie capacità ecco allora che non siamo capaci e ci dobbiamo rivolgere all’esterno. Troppo comodo: chi non si sente all’altezza, vada a casa. Sono stati cambiati ben tre segretari comunali. Pochi mesi fa, inoltre, abbiamo assistito all’ennesimo spettacolo poco edificante: il rimpasto delle deleghe assessoriali. Questo mi induce ad una riflessione: o un assessore è bravo e va riconfermato o non ha raggiunto i suoi obiettivi e va rimosso. Ma anche qui il solito giochetto del fare e non fare che denota unicamente mancanza di idee, di coraggio e di autorevolezza. Tanto si è preannunciato un piano della viabilità, tanto tuonò ma non piovve mai ed il tutto si è risolto nella nomina degli ausiliari del traffico, che non sono vigili, senza alcuna utilità per Taormina, ma molta utilità per i soliti noti capaci solo di alimentare miseri orticelli. Vedete, per tutte queste ragioni sono convinto che sia giunta l’ora di rinnovare la classe dirigente fatta per la maggior parte di politicanti e affaristi. Siamo ad un bivio: o la città decide di uscire da una specie di torpore optando per un approccio serio e competente alle tematiche politiche, oppure siamo condannati all’auto-distruzione. Sembra la descrizione di un labirinto. Ma, come in ogni labirinto, c’è una via d’uscita. E’ compito della politica trovarla. E per politica intendo l’analisi dei bisogni ed il raggiungimento degli obiettivi. Ed è proprio su questo terreno che dobbiamo giocare la nostra sfida di rinnovamento, la politica deve acquistare il valore autentico di fattiva progettualità e risposta ai bisogni concreti della città. Noi stiamo lavorando con grande impegno e serietà alla creazione di un’alternativa politica per il rilancio e la rinascita di Taormina”.