Taormina. Il Grand Hotel Timeo di Taormina, diretto da Luca Finardi, sabato 26 ottobre ha festeggiato 140 anni di eccellente ospitalità con la presenza di numerose personalità di Taormina. In occasione della celebrazione del 140° anniversario, l’hotel ha fatto rivivere l’atmosfera e i sapori di fine ‘800. Gli ospiti sono stati accolti dal doorman vestito in abito d’epoca, con il tappeto rosso ed il bagliore dei flash degli scatti fotografici, preludio ad una serata vintage e glamour. Il personale di servizio era vestito con abiti del periodo, per ricreare un ambiente di classe e i barman hanno proposto cocktail di grande suggestione come per esempio: Absinthe Suissesse e Elderflower Champagne. Lo Chef de Cuisine, Roberto Toro, ha reso omaggio ai suoi predecessori e ricreato un buffet con le delizie e i sapori di fine ‘800, portando gli ospiti della serata in un fantastico viaggio gastronomico. Il tutto è stato accompagnato dalle calde note del pianoforte, il suono stridulo del violino interrotto solo da una voce soave che ha interpretato alcune aree d’opera molto conosciute ed evocative. Il discorso introduttivo del direttore, Luca Finardi, è stato seguito da una presentazione della serata condotta da Mario Bolognari che, con dovizia di cenni storici, ha fatto rivivere i trascorsi di questa struttura e dei suoi illustri clienti. Ecco alcuni brevi cenni storici sui 140 anni di storia dell’ospitalità. Dalla terrazza del Grand Hotel Timeo, dove Truman Capote sedeva con il suo bicchiere chiedendo sempre molto ghiaccio, Jacqueline Kennedy trascorreva giorni felici e Liz Taylor abbracciava Richard Burton, il panorama è sempre lo stesso. Di immutabile bellezza, dispettosamente noncurante dei secoli e degli uomini che passano, fuggono, tramano, amano e che animano le camere di un luogo unico. All’ inizio era una piccola casa rosa, in cima alla strada che conduceva al Teatro Antico: appena cinque stanze nel 1873, che nel corso degli anni si sarebbero moltiplicate, e in un secolo e mezzo avrebbero ospitato ospiti illustri da tutto il mondo, teste coronate, miliardari, scrittori e artisti, il mondo di Hollywood, tutti attratti da un luogo di bellezza tale da non essere creduta reale. Così almeno accadde al barone Ottone Géleng, che ne dipinse la veduta, e mostratola, suscitò i dubbi dei maggiori critici del tempo, che affermarono si trattasse di pura invenzione del paesaggio. Portati a Taormina, i critici persero la scommessa, e come contropartita scrissero sui maggiori quotidiani francesi del tempo, con dovizia di particolari, la bellezza estrema di un sogno reale. La storia del Grand Hotel Timeo si intreccia con quella di personaggi emblematici, scrigno prezioso di storie e personaggi speciali, che verranno ricordati in occasione del festeggiamento per i 140 anni di questo luogo che si affaccia sull’ Etna, nero e imbiancato, sovrastando una collina che si tuffa in una grande baia azzurra. Per l’occasione è stato recuperato il menu del 1900 dell’hotel, con piatti d’ispirazione francese, “secondo l’ uso del tempo”, come dice Luca Finardi, direttore dell’albergo. Personaggi e trasformazioni del Timeo procedono di pari passo: così quando nei primi anni di vita arriva il critico d’ arte Bernhard Berenson, l’albergo è l’unico di Taormina. La famiglia di Francesco La Floresta, facoltosa casata siciliana, aveva acquistato l’edificio nel 1873, dopo aver ospitato per qualche tempo il barone prussiano Otto Géleng nella propria casa. Géleng, che era un artista innamorato di Taormina, passò un lungo periodo ospite a casa dei La Floresta. Il suo ritorno, le nozze, i numerosi e nobili amici che da questo momento in poi iniziano a frequentare Taormina inducono Francesco La Floresta all’acquisto dell’immobile, per trasformarlo in luogo adatto a ricevere presenze di prestigio, che soggiornano nell’albergo solo nel periodo invernale. Le stanze si moltiplicano, divengono dodici, e già nel 1883 l’Hotel Timeo è raccontato dal suo pubblico internazionale come luogo di delizie, immerso in un giardino denso di essenze mediterranee, all’ ombra di pergolati che accolgono ospiti incantati dal paesaggio, che come ebbe a dire uno di loro, Guy de Maupassant, “non è che un paesaggio, ma un paesaggio in cui si trova tutto ciò che sembra fatto sulla terra per sedurre gli occhi, lo spirito e l’immaginazione”. Il barone Guglielmo von Gloeden arriva a Taormina nel 1878, e vi resterà per cinquant’anni. È ammalato di tisi e il sole di Taormina gli è stato raccontato come toccasana. Trasformerà i ragazzi del posto nei protagonisti di idilli campestri di memoria ellenica, li fotograferà come suonatori e portatori d’anfore in pose sensuali che verranno ammirate nei maggiori musei del mondo. Tra i tanti amici che lo verranno a trovare ci sarà Robert Stopford, ricchissimo ed eccentrico milord inglese con il quale amava prendere un cocktail sulla terrazza del Timeo, ascoltando una orchestrina a plettro formata da musicisti siciliani. In quegli anni arriva al Timeo miss Florence Trevelyan, amica della regina Vittoria, e chiede in affitto un intero piano dell’ albergo, per sé e per i suoi cinque adorati cani. Quando uno dei suoi animali si ammala, miss Florence chiama un medico taorminese di grande carriera, Salvatore Cacciola, ordinario di chirurgia alla Facoltà di Bologna: superato un certo stupore e avendo invano posto resistenza, il medico si dirige al Timeo, salva l’amato segugio, si innamora perdutamente di miss Florence, che diverrà sua moglie rimanendo così a Taormina. Nel frattempo è la fine dell’Ottocento, Francesco La Floresta è morto e il figlio Giuseppe prende le redini dell’albergo, lo amplia con ben sessanta stanze in più, lo dota di impianti moderni, accrescendo la classe dell’albergo e la sua fama di luogo adatto ad una clientela aristocratica in cerca di tranquillità, che viene accolta con personale selezionato dai migliori alberghi d’ Europa. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, il Grand Hotel Timeo è meta di numerose personalità del mondo della politica, dell’ industria, della nobiltà internazionale, ospita l’ imperatore di Germania, Guglielmo, che vi ritornerà più volte, anche con la famiglia, passeggiando per le vie di Taormina, città che verrà salutata con una grande festa sul suo yacht personale, l’Hohenzollern. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’ albergo è requisito e diviene sede della Royal Air Force. Il clima post bellico definisce anche una nuova clientela, che la famiglia La Floresta recepisce immediatamente, sempre nel segno di classe, austerità ed eleganza. Arriva David Herbert Lawrence, che soggiorna per quattro mesi in albergo, scrivendo e traducendo in inglese Giovanni Verga, e probabilmente prendendo ispirazione per “L’amante di Lady Chatterley”. L’ albergo negli Anni Quaranta passa poi a “Ciccino” La Floresta, che lo amplia acquistando l’ intero parco sottostante. Gli anni Cinquanta sono di grande fulgore: dal Timeo passano Andrè Gide e Jean Cocteau, Tennessee Williams e il ventisettenne Truman Capote, che camminava con i pantaloni corti anche d’inverno e girava per la città con una borsa di paglia generalmente adoperata per la biada dei cavalli. Nel 1966 scompare don Ciccino La Floresta, e dopo più di cento anni sono le sue figlie ad occuparsene, fino alla vendita, nel 1981 al commendatore Gaetano Graci, azionista della Banca Agricola Etnea. Successivamente nel 1998 passa alla famiglia Franza di Messina e infine nel 2010 alla catena di Hotel Orient – Express. La casetta rosa ha attraversato 140 anni, è cambiata, ma la magia è intatta. (Redazionale)