Taormina. “Classico” è solo ciò che viene dal passato più arcaico, o ha una sua persistenza anche nel tempo presente, e, in controluce, anche nel nostro futuro? A questa domanda cerca di rispondere la mostra “Futuro Classico”, curata da Silvia Fabbri, esperta d’arte contemporanea ma con una formazione eminentemente classicista (è stata allieva di Dario Del Corno, uno dei più grandi docenti di letteratura greca a Milano), che verrà inaugurata a breve e che si terrà a Taormina fino al 30 ottobre 2015 nella bellissima sede della Fondazione Mazzullo, a Palazzo Duchi di S. Stefano, voluta e promossa dall’Assessorato alla Cultura di Taormina con la promozione di Italian Factory Magazine. Parafrasando il titolo di un celebre saggio di Salvatore Settis, “Futuro Classico” riunisce le opere di una ventina di artisti assai diversi tra loro per storia, provenienza e nazionalità, che ruotano attorno al tema del rapporto tra classicità e avanguardia. Paesaggi di oggi che contengono rovine antiche, palazzi moderni dipinti con uno stile che guarda alla composizione classica, eroi arcaici reinterpretati da artisti contemporanei, moderni kouroi reinterpretati da una sensibilità fortemente contemporanea, e ancora nuovi eroi, volti di oggi dipinti con una tecnica che guarda alla ritrattistica antica, e poi rovine, reperti, vere e proprie archeologie del moderno. “Futuro Classico” è una mostra di artisti contemporanei inaspettatamente inseriti nel cuore della Sicilia archeologica, e vuole essere un invito a ragionare sul rapporto tra l’antico e il moderno, e sui debiti non sempre riconosciuti e riconoscibili che la contemporaneità più stretta intrattiene con la cultura classica. La mostra attraversa così alcune tra le più varie correnti e tendenze dell’arte italiana degli ultimi trent’anni, passando dalle figure di Carlo Maria Mariani, padre dell’Anacronismo e della Pittura Colta, alle teste classiche, ma con un forte sapore contemporaneo, di Luca Pignatelli; dai disegni di animali fantastici tratti dal “Museo di storia innaturale” di Dario Ghibaudo, tra i fondatori del movimento del concettuale ironico, a quelli di Aron Demetz, tra gli scultori italiani più ricercati e amati a livello internazionale; dai volti di Marilyn mescolati alla fisiognomica rinascimentale di Omar Ronda, padre delle tendenze iperpop contemporanee, ai quadri “classic-underground” di Ozmo (nome d’arte di Gionata Gesi), uno tra gli street artist più noti a livello internazionale. E ancora, si va dalle sculture astratte, ma ricche di riferimenti classici, di Alex Caminiti, alle figure drammatiche e solitarie di Alessandro Papetti, e via via dai “paesaggi concettuali” di Aldo Damioli a quelli neoclassici di Mauro Reggio, dai collages pop-floreali di Felipe Cardeña ai quadri “superflat” di Tomoko Nagao; e ancora i volti insieme iperclassici e contemporanei di Alex Folla, i paesaggi neometafisici di Enrico Lombardi e quelli fotografici, dai toni ambigui e misteriosi, di Teresa Emanuele; i volti perfetti, di impeccabile levigatezza, di Antonella Cinelli e quelli tormentati e frammentari di Cristiano Tassinari; le nature morte iperclassiche di Michele D’Avenia e quelle pop, di ascendenza orientale, di Anna Muzi. Infine, ecco le impeccabili decorazioni astratte di Dany Vescovi, che rimandano alla decoratività degli affreschi antichi con ascendenze pop e orientali, e i grandi “arazzi contemporanei”, pieni di storie misteriose e indecifrabili, di Desiderio.