Taormina. In queste ultime ore, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Taormina, guidata dal capitano Gianpaolo Greco, hanno arrestato due uomini: uno nato a Taormina, classe 1972, già sorvegliato speciale, con precedenti per reati in materia di sostanze stupefacenti; e un altro uomo nato a Giarre, classe 1983, pregiudicato per reati contro il patrimonio e in materia di sostanze stupefacenti. I due sono ritenuti responsabili di concorso in estorsione aggravata in danno di un pusher al quale erano stati consegnati in “conto vendita” alcune centinaia di grammi di marijuana, ma il pusher non aveva ancora consegnato il denaro promesso. L’arresto è avvenuto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 6 aprile dal Gip di Messina. L’indagine, che ha tratto origine dall’arresto eseguito nell’ottobre del 2008 dal Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Taormina, di due giovani ai quali era stato sequestrato mezzo kg di marijuana, ha permesso agli investigatori di ricostruire il meccanismo con cui la criminalità gestisce il redditizio mercato dello spaccio della droga. Il meccanismo è semplice: un fornitore già “addentrato” cede in “conto vendita” un cospicuo quantitativo di droga a pusher che dovranno suddividerla in doci e spacciarla al minuto. Inizialmente la somma dovuta sarà pari a quella del valore dello stupefacente ceduto. I pusher dovranno però riconsegnare tale somma in tempi prestabiliti (pertanto ristretti), praticamente “a rate” (settimanali), man mano che avranno venduto lo stupefacente avuto in “conto vendita”. Poichè accade sovente che i pusher non riescano a pagare le “rate”, in brevissimo tempo la somma dovuta aumenta talmente tanto da diventare poi difficile per i pusher mantenere l’impegno assunto con il fornitore. A questo punto, il fornitore della droga vanterà presso il pusher un credito tale da poter “espropriare” lo stesso pusher dei suoi beni. Nell’indagine dei Cc di Taormina, i pusher sono stati trovati inizialmente debitori di una somma pari a 2.500 euro, subito lievitati, alla prima irregolarità, fino a un “pagamento rateizzato” a 6.000 euro. Per recuperare il consistente credito illecitamente vantato, i fornitori sono arrivati persino a picchiare e minacciare di morte uno dei pusher, costringendolo a cedere loro la propria autovettura. Sono tuttora attive le ricerche di un terzo estortore. I due arrestati sono stati associati alle case circondariali di Piazza Lanza (l’uomo nato a Giarre) e di Messina (l’uomo nato a Taormina), a disposizione dell’autorità giudiziaria.