Taormina. “Il futuro turistico di Taormina passa anche dal recupero e dalla valorizzazione del suo patrimonio storico-artistico”: questa è in sintesi la considerazione finale che è scaturita nel dibattito “Taormina e il suo museo: quale importanza strategica?”, svoltosi a Santa Maria Alemanna nell’ambito del 21° appuntamento nel 2010 degli “Incontri-concerto” promossi dal Circolo “Il Buon Governo” della Provincia di Messina. Ne hanno parlato: l’assessore alla Cultura della Provincia regionale di Messina, Mario D’Agostino; il presidente regionale di Confindustria Alberghi e Turismo, Sebastiano De Luca e lo storico Franz Riccobono. I lavori sono stati aperti da un concerto per pianoforte del maestro Giuseppe Guerrera, che ha eseguito brani di Beethoven, Chopin e Prokofiev. Il dibattito è iniziato con l’intervento di Sebastiano De Luca che spiegato l’importanza di fornire offerte e attrattive differenziate ai turisti. Franz Riccobono, nel suo intervento, ha presentato il “Museo Siciliano di Arti e Tradizioni Popolati” di Palazzo Corvaja, importante struttura museale presente a Taormina dal 1997. Una vera e propria vetrina sulla “cultura popolale siciliana” che andrebbe maggiormente valorizzata e promossa, essendo tra l’altro l’unico museo attualmente fruibile presente sul territorio taorminese. Infine, l’assessore provinciale Mario D’Agostino ha confermato le sue idee di rilancio del ricco patrimonio culturale della Provincia di Messina come volàno di sviluppo e di attrazione turistica. Bisogna a tutti i costi cercare di attirare sempre più flussi turistici affinchè questo settore sia veramente una forza trainante della nostra economia. “Dopo un lungo percorso di contatti, iniziato nell’anno 2002 – ha spiegato l’assessore Mario D’Agostino – la Collezione Panarello è stata acquisita dal Comune di Taormina nel 2006. Dietro attenta valutazione dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Siciliana e dopo attenta ricognizione inventariale a cura della Soprintendenza Beni Culturali di Messina, è stata sottoposta a vincolo di tutela. Gli oggetti di cui si compone la Collezione Panarello, con opere che vanno dal XVIII° Secolo al XX° Secolo, sono di altissimo pregio artistico e storico e nel valutare economicamente la raccolta, l’assessorato regionale ha dichiarato che tale collezione è di interesse etno-antropologico ed ancora testimonia nella sua globalità e anche nel lotto che qui viene sottoposto a vincolo, l’enorme varietà e complessità dell’universo figurativo popolare. L’intera collezione è stata ospitata ed esposta nei locali del Palazzo Corvaja di Taormina, costituendo il Museo siciliano di Arti e Tradizioni popolari. Non occorre sottolineare quanto, in una città ad elevatissima vocazione turistica come quella di Taormina, si possa avvertire l’assenza (o peggio, una mancata fruizione) di siti museali, indubbio valore aggiunto al ricco patrimonio storico-artistico della città. Attraverso la tutela e la valorizzazione delle opere contenute, i siti museali consentono di documentare la passione di una comunità per la propria storia, per le proprie radici e la propria identità, ma in chiave di sviluppo economico e occupazionale permettono ulteriori e importanti traguardi, favorendo il turismo culturale, attraverso il coinvolgimento di guide, percorsi dedicati e laboratori didattici. Può apparire superfluo ribadire come il turista sia sempre più attratto da elementi di tipicità, di connotazioni locali e specifiche delle culture e dei territori, pertanto fornire dei luoghi in cui la tradizione è illustrata e documentata si rivela importantissimo, come del resto già stigmatizzato anche dalle associazioni di categoria. Purtroppo, ad oggi, vi sono più ombre che luci sul futuro del Museo siciliano di Arti e Tradizioni popolari, per la mancanza di esposizione e valorizzazione delle opere ivi contenute, per le preoccupazioni sullo stato di conservazione dei preziosi manufatti, per lo stato di progressivo deterioramento della collezione. A queste incertezze, si aggiunge una mancata opportunità culturale per visitatori, turisti e per le comunità di riferimento e un mancato indotto economico, diretto e indiretto, legato all’assenza di un sito museale certo. Nel tentativo di contribuire alla sua valorizzazione, l’assessorato provinciale alla Cultura aveva già inserito il Museo siciliano di Arti e Tradizioni popolari nel circuito dei musei etno-antropologici della Provincia di Messina, con apposita guida e sito web, confidando in una prossima riapertura e fruizione del sito museale, ma a tutt’oggi purtroppo non sono pervenuti segnali incoraggianti. Per tali ragioni, chiedo agli organi e soggetti responsabili di questa istituzione museale di dare notizie certe circa l’attuale stato delle opere conservate e loro eventuale futura collocazione e quali siano gli intendimenti dell’Amministrazione comunale nei riguardi del Museo siciliano di Arti e Tradizioni popolari. Sollecito una celere risposta – ha concluso D’Agostino – per smontare ogni preoccupazione che aleggia attorno a questa vicenda e perchè non si incrementi quel solco di marcato scetticismo verso le istituzioni locali e quell’idea di un generale disinteresse verso la Cultura, quando piuttosto Cultura debba intendersi quale risorsa civile ed economica di un territorio”.
Ma vedrai che la faremo uscire dal camerino questa diva e reciterà le belle commedie di una volta… le monete della zecca… le statue…. le spade etc etc… Mario l’assessore è persona attenta e se non gli rompono troppo le pelotas riesce a lavorare per il bene della Città. Dai Mario insisti ce la faremo.
Carissimo Salvatore,
Ho paura che non ci siano nemmeno le “parole,parole,parole”.
E’probabile,ma non impossibile,che si stia ignorando totalmente l’argomento.
Speriamo di no.
Quella bella attrice rimane chiusa nel camerino perchè in troppi hanno dimenticato,o fanno finta, dove è stata conservata la chiave.
Una famosa canzone diceva: parole, parole, parole, ma chi deve ascoltare fa finta di essere sordo.
E’ come una bella attrice che invece di farla entrare in scena per la sua rappresentazione, la teniamo chiusa in camerino……… che senso ha. Però ci piangiamo addosso per la crisi economico-turistica, abbiamo i cannoni e ci presentiamo alla battaglia con cucchiaio, forchetta e coltello……