Taormina. Da oggi anche in Sicilia è possibile curare in maniera risolutiva la “tachicardia parossistica sopraventricolare”, una delle patologie cardiache pediatriche più comuni, fastidiose e rischiose che i bambini possono avere dalla nascita, causa di un’improvvisa accelerazione del battito cardiaco che può raggiungere, a volte, frequenze anche molto elevate, fino a 250-300 battiti al minuto. Da oggi infatti, al Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo di Taormina, centro di assoluta eccellenza per la cura delle malattie cardiache dei bambini realizzato in collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e la Regione Siciliana, è possibile intervenire sui piccoli affetti da tale patologia, attraverso lo studio ”elettrofisiologico” e l’“ablazione transcatetere”, un tipo di operazione effettuata in emodinamica, vale a dire senza bisogno di intervenire chirurgicamente, con l’ausilio di uno speciale macchinario appena installato nella modernissima sala di emodinamica del CCPM. Proprio stamani, nella Cardiologia Pediatrica del CCPM diretta da Paolo Guccione, la nuova attrezzatura è stata “inaugurata” con il primo intervento di questo genere eseguito dall’équipe medica guidata da Fabrizio Drago dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma con gli specialisti dott. Alfredo Di Pino ed Elio Caruso del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo. La paziente di 13 anni, di Catania, era affetta da episodi tachicardici molto frequenti ed era necessario che assumesse quotidianamente farmaci antiaritmici. Per spiegare ancor meglio di cosa si tratta, basti pensare che il cuore, per poter svolgere fisiologicamente la sua attività di contrazione, è provvisto di un vero e proprio filo elettrico che connette gli atri, ovvero i serbatoi, ai ventricoli, che svolgono la funzione di pompa. La tachicardia parossistica sopraventricolare è causata da una piccola anomalia congenita del cuore rappresentata in pratica dalla presenza di un filo elettrico “accessorio” in grado di trasmettere impulsi ad alta velocità dagli atri ai ventricoli, causando appunto, in particolari condizioni, un’improvvisa accelerazione del battito cardiaco fino a frequenze anche molto alte. La procedura, eseguita in anestesia generale, viene effettuata raggiungendo le cavità cardiache mediante dei piccoli cateteri inseriti attraverso le vene, partendo dalla zona inguinale, ed in grado di registrare l’attività elettrica del cuore dal suo interno. Questi “elettrocateteri” consentono la localizzazione del filo anomalo e quindi la sua eliminazione definitiva mediante applicazione, al disopra dello stesso, o di radiofrequenza (bruciatura) o di crioenergia (lesione da congelamento). Quest’ultima tecnica, denominata “crioablazione” è stata utilizzata nell’intervento eseguito stamane, proprio perché particolarmente sicura nel bambino e nell’ adolescente, in particolare nei casi in cui il filo elettrico da eliminare si trovi in stretta vicinanza al filo elettrico normale. La “crioablazione” consente infatti di eseguire un test con temperature non eccessivamente basse, tali da assicurare, nel caso di danneggiamento delle strutture normali, un rapido ritorno allo stato precedente. L’intervento, durato poche ore, ha avuto pieno successo. La bambina operata resterà in ospedale per qualche giorno e potrà tornare in breve tempo alle sue normali attività, anche sportive. “Si tratta di una svolta importante nella terapia della tachicardia parossistica del bambino” -spiega il medico Di Pino – “questa tecnica consente infatti di intervenire in maniera definitiva anche nei pazienti più piccoli, con piena efficacia e con rischi ridotti al minimo”. “Al Bambino Gesù siamo i primi ad aver utilizzato questa metodica nei bambini –afferma il dott. Drago- con ottimi risultati perché questo tipo intervento può essere svolto con tranquillità dal momento che è possibile effettuare dei test prima di decidere come intervenire nella maniera più efficace. I medici del CCPM hanno già lavorato insieme a me a Roma e quindi, avendo già una rilevante conoscenza della materia, adesso sono pronti ad essere autonomi e ad intervenire sui piccoli pazienti con successo, come avvenuto questa mattina”.