Taormina. La kermesse di “TaoModa 2017” che, firmata da Agata Patrizia Saccone, avrà il suo clou la sera del 22 luglio con la consegna dei Tao Awards al Teatro Antico di Taormina vede per una settimana il dipanarsi – in diverse locations della città – di una ricca successione di eventi ogni giorno differenti, tutti volti, comunque, ad esaltare il “made in Italy” nelle sue varie sfaccettature. Non poteva mancare uno spazio dedicato alle buone letture, colmato giovedì 20 luglio, alle ore 18:30, dalla presentazione del libro “Picciridda” di Catena Fiorello nell’ambito del “Caffè Letterario”, che vede la partnership di Caffè Moak e il supporto dell’associazione “Arte & Cultura a Taormina”, presieduta da MariaTeresa Papale. Una plurima sinergia culturale, sulla base del comune intento di promuovere e valorizzare le eccellenze artistiche ed intellettuali del territorio, che qui rende omaggio al forte legame con la letteratura instaurato da 16 anni dalla nota azienda siciliana di torrefazione e distribuzione del caffè grazie all’omonimo premio nazionale di narrativa dedicato ai giovani talenti che si affacciano al mondo della scrittura.
In attesa di ritirare il Premio Moak durante il gran Gala finale della manifestazione – ospite della panoramica terrazza dell’Hotel NH Collection con magnifica vista sul Teatro Antico ed i tetti della città – Catena Fiorello sarà la protagonista dell’incontro condotto dalla giornalista Milena Privitera che propone “Picciridda”, il suo romanzo d’esordio (2006), ripubblicato da Giunti in una toccante versione completamente rivista dall’autrice. Così, attraverso la voce narrante di Lucia, bambina siciliana di 11 anni che vive a Leto (Letojanni), piccolo villaggio di pescatori lungo la costa jonica tra Messina e Catania, ripercorriamo il finire degli anni ’50 ed i primi anni Sessanta, con un boom economico italiano che, evitando di attraversarlo, latita al di qua dello Stretto, costringendo molte famiglie siciliane ad emigrare nel Nord Europa in cerca di fortuna. Come accade, appunto, alla famiglia di Lucia, la “figlia della gallina nera” – come si auto-definisce lei stessa nel romanzo – rimasta a vivere nel paesino con la nonna paterna quando i genitori, portandosi appresso solo il fratello più piccolo, emigrano in Germania nella speranza di cambiare le cose, di guadagnare abbastanza da comprare una casa e dare un futuro migliore ai figli.
È attraverso gli occhi di questa “bambina”, che non concede spazio a lacrime di nostalgia o di dolore, che vediamo gli scontri con la nonna, “la Generale”, in un complicato rapporto di amore-odio, il rifiuto di una vita fatta solo di sacrifici e di rinunce, lo scorrere delle giornate e la sofferenza che alcune di esse portano – come la malattia della compagna di banco o il suicidio dell’amica depressa – ed altre in cui, invece, sorride, gioca con gli amici, va al mare. Una “picciridda” che cresce in fretta, riuscendo ad affrontare senza piangere eventi molto più grandi di lei e che la vita fa diventare “grande” duramente.