Il volume “Città e Periferia. Metamorfosi architettonica e urbanistica” di Cesare Capitti (Maurfix, 2020) è stato presentato nell’ambito dell’iniziativa “30 Libri in 30 Giorni”, manifestazione organizzata da Bcsicilia per contribuire a riscoprire la bellezza della lettura. L’iniziativa prevede la presentazione, che quest’anno si è svolta online a causa della pandemia, per trenta giorni consecutivi, di altrettanti volumi. I 30 libri presentati sintetizzano le varie esperienze editoriali con particolare attenzione al patrimonio culturale e ambientale della Sicilia. Tappa di questa rassegna itinerante anche Taormina a cui è stato associato il volume edito dalla casa editrice Maurfix di Roma, fondata e diretta dal taorminese Maurizio Andreanò.
Dopo i saluti del sindaco di Taormina Mario Bolognari, sono intervenuti, Francesca Gullotta, assessore alla Cultura del comune di Taormina, e Carmelo Montagna, architetto e storico dell’arte. Presenti anche l’autore del volume Cesare Capitti e l’editore Maurizio Andreanò. A moderare i lavori Alfonso Lo Cascio, presidente regionale Bcsicilia, associazione per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. «Puntare sulla cultura diventa essenziale per la ripresa post-Covid. In particolare, i libri rappresentano un grande patrimonio da custodire e valorizzare, e iniziative come questa, anche se da remoto, servono a mantenere viva la fiamma della Cultura» , ha evidenziato il sindaco di Taormina, Mario Bolognari.
L’assessore alla Cultura del comune di Taormina, Francesca Gullotta, sottolineando la straordinaria validità del volume che si pone l’obiettivo di avviare un confronto sul futuro delle città ha auspicato venga letto da tutti gli amministratori. «Recuperare la dimensione umana delle città è una delle sfide del nostro tempo. Noi come amministratori dovremmo riuscire a creare dei ponti di socialità e di solidarietà tra centro storico e periferie urbane. E come suggerisce l’autore del testo possiamo cominciare dall’implementare i servizi, andando a creare o recuperare spazi e infrastrutture sociali e aggregando tutti i soggetti presenti sul territorio. L’obiettivo è creare una città il più possibile inclusiva dove le diverse istanze si integrano nel rispetto reciproco e nell’equilibrio con la natura. Nel volume si cela, quindi, un messaggio di speranza che è quello di comprendere che la grande risorsa è essere comunità».
Il volume affronta in particolare il problema degli agglomerati urbani costruiti ai margini delle città storiche, configurandosi con l’eccezione negativa di periferia in quanto oggetto di speculazioni edilizia, carente dei servizi indispensabili per una civile convivenza comunitaria, e spesso in condizioni di degrado sociale. La crescita della popolazione nella città dalla fine del XIX secolo, ha generato la richiesta di un fabbisogno edilizio che ha comportato uno sviluppo incontrollato di agglomerazioni spesso anche distanti dai centri storici, caratterizzandosi per città satelliti o dormitori. Il riferimento costante all’assetto della città deriva da una ricerca mirata costantemente a ritrovare tale dimensione nell’ambito degli strumenti urbanistici generali, avendo avuto Cesare Capitti la possibilità di praticare l’urbanistica da un punto di vista privilegiato ed in particolare per essere stato dirigente ed in ultimo capo servizio del Dipartimento Urbanistica dell’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente.
L’idea di Cesare Capitti partendo da alcune riflessioni contenute nei testi “Governo del territorio e dottrina sociale della Chiesa in architettura, urbanistica, ambiente e paesaggio” e “La città della speranza” è quella di avviare un proficuo dibattito culturale che non si limiti a studiare la città e il suo futuro da un punto di vista puramente tecnico, ma aiuti a riflettere sulla possibilità di recuperare e valorizzare il suo rapporto con le persone che la abitano.
«Il punto di partenza è riannodare il rapporto tra le comunità degli abitanti e la città. Emblematiche di questa problematicità sono da un lato la perdita del centro e di quei punti di riferimento architettonici, sociologici, commerciali che davano alla città il suo inconfondibile volto, dall’altro il degrado delle periferie. Con l’avvento dell’epoca post-industriale le periferie sono diventate luoghi di esclusione e di marginalizzazioni umane». Questo il concetto centrale dell’intervento dell’architetto e storico dell’arte, Carmelo Montagna, che ha curato la postfazione del volume di Cesare Capitti. «Si fa spesso l’errore di pensare che l’urbanistica sia solo una cosa da tecnici, ma non è così. L’umanesimo deve essere il motore dello sviluppo delle città: un urbanista che mette da parte l’uomo produrrà solo dei ghetti asettici e vuoti. Il processo finale di questa visione tecnicistica e moderna dell’urbanistica è il conflitto che si viene a creare tra centro e periferia. Oggi dobbiamo recuperare quell’umanesimo per creare “delle città a misura d’uomo” che mirano a soddisfare i bisogni reali dell’uomo mediante la realizzazione di forme fruibili e funzionali».