Da Antonio Pitrelli, riceviamo e pubblichiamo: “Caro direttore, mi permetterai di fare alcune scarne e personali considerazioni e di inoltrarti un libero pensiero circa l’annosa e purtroppo irrisolta situazione che riguarda Taormina e Giardini, visto che abito nella zona da oramai otto anni e mi sono fatto una gioiosa idea dell’insieme. Questo è, fin da tempi non sospetti, il comprensorio turistico siciliano per eccellenza. Molti ricordi di tale (passata) gloria si perdono nella notte dei tempi. Notti in cui si potevano vedere personaggi di fama mondiale calcare i suoli delle due realtà della riviera jonica. Tuttavia, non solo da quanto ho capito, ma anche dai fatti e dalle ricorrenti circostanze reiterate nel tempo, è sempre prevalso il concetto che i due campanili dovessero farsi ognuno i fatti propri, nel quasi assoluto dogma della più o meno celata guerriglia a distanza, fatta anche di scaramucce insane ed insensate o dell’altrettanto inopportuno ed inconcepibile reciproco disinteresse e distanza. Mi pare estremamente riduttivo, riandando con la mente ai bei tempi che furono, ma osservandone anche gli inevitabili strascichi nella contemporanea realtà, che non vi sia stato un comune pensiero di unificazione delle due municipalità, non già sotto un consorzio o una alleanza operativa, bensì sotto una unica realtà organizzata, con un solo sindaco ed un solo Consiglio comunale, senza quindi quella inutile duplicazione di cariche nello stesso territorio turistico che non ha portato alcun giovamento per i motivi di opportunità campanilistiche (sovente contrapposte) esposte in precedenza, ma ad inutili e superflue lotte intestine. Uniche sono le problematiche ed uniche dovrebbero essere le soluzioni. Volontà permettendo. Il buon senso, l’unicità di intenti e di vedute ed anche le auspicate sinergie politiche, commerciali e strategiche, infatti, avrebbero sicuramente preteso un altro tipo di vedute e di percorsi operativi. Perché, quindi, senza un grande sforzo di fantasia e di voli pindarici, magari aprendo un tavolo di discussione privo dei piccoli interessi degli altrettanto piccoli singoli, ma protendendo alla costruttiva realizzazione di comuni interessi, non provare ad immaginare l’unificazione reale dei due singoli Comuni, sotto una sola egida di controllo, con visione univoca delle sorti di un territorio comune che non deve essere quindi considerato diviso al suo interno alla stregua di fratelli separati in casa anche se con una ridotta visione e con ben poca fantasia (entrambe volutamente ridotte da parte di chi scrive), ma senza nulla togliere al senso di appartenenza delle due (al momento) distinte comunità, perché non chiamare la nuova ed unificata realtà con il contemporaneo duplice nome di Taormina-Giardini, visto che è già stato adoperato per la stazione delle Fs? L’ordine dei nomi, non è dato altro che dalla inevitabile e maggiore conoscenza ed appariscenza del primo Municipio nei confronti del secondo. E che dire dei vantaggi che ne deriverebbero per tutti i suoi abitanti, per i commercianti e per gli stessi turisti, che consentono a queste due località turistiche di vivere e prosperare. Invece, siamo ancora alla preistoria della decisione se il porto deve essere fatto in questo o in quel posto, lo faccio io o lo fai tu, in un continuo ed esasperante gioco di rimpalli, di rinvii di decisioni e di decantato attendismo. Ma gli altri, la concorrenza, non attende e continua a portare acqua al proprio mulino, anche con le inevitabili alternanze di giunte e di personaggi. Perché non prendere esempio da altre ed altrettanto note località che hanno unito gli sforzi comuni per il bene ed il vantaggio di tutti e che, a rigor di logica e di condivisione di strategie (vocabolo, quest’ultimo, a quanto pare non molto conosciuto o non digeribile) manageriali, hanno realizzato il porto, riorganizzato il flusso turistico, incrementandolo anche con idee innovative (vedi Capri, la Costa Smeralda, ma la stessa e più popolare Rimini e via di questo passo). Poi, possiamo collocare questa nuova realtà anche nella Provincia che più aggrada, qualora quella di Messina stia stretta (non si capisce perché) a qualcuno. Forse manca qualche poltrona. Ma allora, perché non unirci a Malta? Immaginate i benefici, primo fra tutti, non essendo più Repubblica Italiana, il casinò, le nuove poltrone (nuove di zecca). Quello che maggiormente indispettisce è rappresentato dal fatto che questa terra del sole, a onor del vero, guardando la realtà de visu, ha sempre prodotto menti sopraffine e cervelli geniali e non posso immaginare che questo filone si sia di colpo esaurito o inaridito. Ma non andiamo a disturbare i Maiorana, gli Sciascia e i tanti altri eccellenti. Forse è veramente il caso di riflettere, ma su argomenti concreti. Antonio Pitrelli”.