Mongiuffi Melia. La donna nelle varie sfaccettature (madre, moglie, amante), la poetessa, il personaggio piuttosto complesso: sono questi i diversi aspetti della personalità “originale, audace e irriverente” di Alda Merini, venuti fuori dal simposio di domenica scorsa, al Palazzo del Marchesato, promosso dall’Amministrazione comunale in tre manche per mettere sotto la lente di ingrandimento il mondo femminile. Quella di ieri l’altro, moderata dal presidente del Consiglio comunale, Elisa Lo Giudice, ha voluto essere un omaggio ad una delle più valide rappresentanti della poesia del ‘900, reso ancora più palpabile dalla presenza del chirurgo, Giovanni Sgroi, che ha intrattenuto con lei rapporti di vera amicizia. Una testimonianza che ha permesso di scoprire tratti inediti dell’artista milanese, una donna forte, dotata di profonda ironia e tanto ottimismo, nonostante i trascorsi drammatici della sua vita. La quale è stata segnata, com’è noto, da una grave patologia mentale, che l’ha costretta a varcare svariate volte la soglia dell’ospedale psichiatrico. “A salvarla dal baratro e a farle riprendere il senso della dignità umana – ha sottolineato la psichiatra Melina Patané – è stata la poesia, nella quale riusciva ad estrinsecare la sua creatività”. “Riteneva la vita – ha ricordato l’assessore provinciale alla Cultura, Mario D’Agostino – la più bella delle sue liriche, nonostante l’esistenza travagliata”. “Poesia altalenante”, quella della Merini, è stata, invece, giudicata dalla docente Cristina Campailla, “capace di raggiungere alte vette e poi scendere nella più completa semplicità”. A trarre le conclusioni il sindaco, Salvatore Curcuruto.
Antonio Lo Turco