I carabinieri hanno notificato la misura cautelare della sospensione dall’esercizio del pubblico servizio d’insegnante per maltrattamenti aggravati nei confronti di studenti ad una 56enne, in esecuzione di ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, su conforme richiesta dell’Ufficio di Procura della Repubblica di Messina, che ha coordinato le indagini avviate dagli uomini dell’Arma nei mesi scorsi. La protagonista della vicenda è una professoressa messinese di un istituto secondario di primo grado della città dello Stretto che durante il decorso anno scolastico 2016/2017 ha represso i comportamenti “vivaci” di alcuni alunni utilizzando un metodo educativo fondato sull’intimidazione, la mortificazione personale e la violenza fisica. Dopo varie segnalazioni giunte ai carabinieri circa anomale condotte tenute dall’insegnante durante le ore di lezione, è stata avviata una meticolosa attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Messina, che ha permesso di ricostruire i particolari della vicenda. Sono 6 le vittime accertate, tutti studenti di età compresa tra gli 11 ed i 13 anni, che hanno subito percosse, ingiurie, umiliazioni e vessazioni psicologiche da parte dell’insegnante. A scatenare le ire della docente bastava poco, come ad esempio far rumore durante le lezioni, distrarsi o non eseguire correttamente quello che veniva da lei chiesto ed in un attimo passava dalle parole ai fatti; dapprima sonori rimproveri carichi di ingiurie e minacce e quindi spintoni e botte. Questa situazione aveva ingenerato un vero e proprio clima di terrore e frustrazione che aveva fatto perdere la serenità non solo alle vittime ma anche ai compagni che impotenti assistevano a ciò che avveniva davanti ai loro occhi. Per raggiungere il risultato è stato fondamentale l’ausilio di una task force specializzata, istituita dall’arma a livello di Comando Provinciale per la tutela dei soggetti appartenenti alle cosiddette fasce deboli, ma soprattutto la fiducia manifestata dai genitori delle vittime nei confronti dell’Autorità Giudiziaria e delle forze dell’ordine che ha permesso un intervento rapido a tutela dei minori, scongiurando il rischio di eventi ancor più gravi.