Taormina. Il settore balneare italiano è chiaramente il primo produttore di ricchezza derivata dal turismo del Paese. Lo testimonia il recente studio di Sociometrica, “La ricchezza dei comuni turistici – Ranking secondo la creazione di valore aggiunto”.
Nello studio, elaborato su dati Istat, vengono valutate e misurate la capacità di generare reddito e l’imprenditorialità nei servizi complementari al settore. Nel caso del network delle maggiori città balneari italiane, il G20 Spiagge, di cui fa parte anche Taormina, tutte le località che lo compongono sono inserite tra i 100 maggiori comuni turistici per valore economico aggiunto, cioè produttori di quel Pil che sostiene l’economia nazionale.
“Importante – sottolinea il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, membro della cabina di regia del G20 Spiagge – è la misurazione del valore aggiunto che il turismo ha negli altri settori dell’economia: industria, servizi e agricoltura. Questo, sul piano economico e occupazionale, è l’elemento principale. Per il Sud e la Sicilia è l’elemento strategico. Speriamo – conclude Bolognari – che la Regione e lo Stato se ne accorgano”.
“Il dato economico e le graduatorie nazionali – afferma Roberta Nesto, coordinatrice del G20 Spiagge e sindaco di Cavallino Treporti – svelano una volta di più la capacità di produrre reddito delle nostre località. È un reddito diffuso, una ricchezza che si spalma sulle comunità, a fronte dei molti disagi che le stesse comunità locali sopportano per produrla. Perché è proprio così: non è facile con le carenze legislative di cui tutti noi enti pubblici soffriamo, dare un servizio di ospitalità all’altezza delle esigenze del turista moderno. È per questo che non ci stanchiamo di chiedere lo status di città balneare che, una volta per tutte, risolverebbe molte delle nostre difficoltà amministrative”.
Mettere insieme i diritti degli abitanti con le esigenze degli ospiti è un’impresa che obbliga ogni anno gli amministratori pubblici a delle enormi fatiche con un risultato, nel produrre ricchezza oggi misurato dalla ricerca, che potrebbe non solo aumentare ma anche essere distribuito in maniera più diffusa e utile per le comunità stesse. Il settore balneare, come anche altri settori turistici, ha un effetto moltiplicatore sull’economia generale della località. Secondo la ricerca, ogni euro speso direttamente nel turismo genera ulteriori 60 centesimi in altri settori (20% industria, 35% servizi, 5% agricoltura). Quindi, oltre alla grande capacità di produrre ricchezza in sé, il sistema della vacanza genera ulteriore valore aggiunto: maggior numero di imprese, maggiore occupazione, maggior reddito personale.