Taormina. “Taormina è la città giusta per un artista in cerca dell’ispirazione per dipingere”: a dichiararlo è il grande maestro Elio Gervasi, messinese di nascita ma trapiantato ormai da quasi 50 anni a Roma. “Sto preparando la mia prossima mostra – spiega il noto artista – ed era obbligatorio fare un salto nella capitale siciliana del turismo. Rimarrò qui qualche giorno, in cerca, appunto, della giusta ispirazione”. Elio Gervasi ha studiato presso l’Istituto statale d’arte di Roma. Fabrizio Mochetti, Eliseo Mattiacci e Mario Lucerna sono stati alcuni dei suoi docenti. Ha cominciato a dipingere giovanissimo: nel 1965 ha esposto i suoi primi dipinti coloratissimi dovuti al particolare amore per l’arte popolare siciliana, in special modo quella espressa nei carretti e nelle pitture votive. Da allora ha continuato a dipingere esponendo le sue opere in tutto il mondo. A Roma ha avuto modo di incontrare artisti come Renato Guttuso, Bruno Caruso, Antonio Corpora e Giuseppe Cesetti. Ha ricevuto numerose critiche positive da penne straordinarie quali Vittore Querel, Toni Bonavita, John Hart, Romana Bagni, Franz Riccobono e Maria Teresa Prestigiacomo. Elio Gervasi si è formato presso gli istituti d’arte di Messina e Roma. Le prime opere dell’artista guardano all’arte popolare siciliana, espressa nelle pitture votive, nei carretti e nelle rappresentazioni del ciclo epico cavalleresco. Negli Anni ‘70 è entrato in contatto con i primitivi slavi Ivan Generalic e Rabuzin e ha guardato alla pittura fiamminga di Peter Cristus e a quella degli americani William Gropper e Grant Wood. “La pittura di Elio Gervasi è dichiarata naif – spiega Franz Riccobono – ma sarebbe meglio definirla del sogno, della memoria e del ricordo formatosi nell’apprendimento appassionato delle tradizioni della Sicilia. Vivacità, allegria e serenità sono le sensazioni che trasmette la pittura di Elio Gervasi, pittura che a piene mani attinge al cromatismo mediterraneo, in un’esplosione di luminosità tanto solare da sembrare quasi artificiale. Luce, mito, racconto dell’infanzia sono tutti elementi quasi trasposti su di un piano figurativo dal sapore onirico. Sognare, volare su un paesaggio familiare ed ideale ad un tempo, senza mai rasentare il grottesco che il sogno a volte ispira. Una ingenuità capace, efficace nel rendere la scena che riecheggia il non esausto filone della pittura popolare siciliana, le tavolette votive, dove l’umano troppo umano si fondeva al divino, all’irraggiungibile sovrannaturale. Quindi pittura moderna ispirata dal mito, pittura ingenua nelle apparenze, ma colta nei contenuti, pittura immediata, ma consapevole delle potenzialità cromatiche della tavolozza”. “Spicca voli pindarici, anche lui – afferma Maria Teresa Prestigiacomo – con la sua fantasia, per consegnarci isole che non ci sono, Paradisi terrestri sulla Terra che rappresentano il sogno-bambino di una condizione migliore. Anche l’artista, romano d’adozione, compie il suo isolamento dal mondo di tutti i giorni per cantare un’esistenza ideale in cui ritrovarsi senza affanni, senza paure, amici degli animali, abitanti di magiche isole sospese nel vento e sul mare”.