Taormina. I lavoratori del raggruppamento temporaneo di imprese di Aditus srl, Momento srl e Civita Sicilia srl hanno presentato una diffida all’assessorato e al dipartimento dei Beni culturali della Regione Siciliana. Si tratta di professionisti che lavorano nelle biglietterie, nei bookshop e nei punti ristoro dei Parchi archeologici e dei luoghi della cultura della Sicilia orientale, in particolare nei seguenti siti: Teatro Antico di Taormina, Museo e Area archeologica di Naxos, Museo naturalistico regionale di Isolabella, Museo regionale di Messina Accascina, Parco archeologico di Tindari, Villa Romana di Patti, Museo archeologico Luigi Bernabò Brea di Lipari, Area archeologica della Neapolis di Siracusa, Galleria regionale di Palazzo Bellomo, Museo archeologico regionale Paolo Orsi e Castello Maniace di Siracusa.
“È in corso un’agitazione sindacale – spiega Gianmarco Falciglia, coordinatore dei siti di Taormina e Naxos, in rappresentanza di tutti i lavoratori – perché siamo preoccupati per il nostro futuro lavorativo. Con due decreti del dirigente generale dei Beni culturali Mario La Rocca è indicata la data della fine della concessione dell’appalto per le aziende per cui lavorano i dipendenti, rispettivamente il 30 settembre 2024 per i siti di Messina e il 31 ottobre 2024 per i siti di Siracusa. Il problema è che ciò che non viene indicato sono le soluzioni previste per garantire ai lavoratori i tempi e le modalità della continuità del servizio all’indomani della cessazione della concessione. Ogni riferimento alla continuità di servizio e alla clausola sociale, contenuta nel contratto collettivo, è stato omesso. Il rischio è che noi 80 lavoratori attualmente dipendenti ci troveremo senza nessuna occupazione visto che il soggetto subentrante potrà dotarsi di personale proprio. È proprio la clausola sociale che opera da vincolo tra operatore uscente e operatore subentrante, obbligando quest’ultimo ad assumere lo stesso personale mantenendo i livelli occupazionali e lo standard di trattamento dei lavoratori attualmente occupati. Quello che chiediamo alle autorità regionali è di indire un tavolo di confronto per consentire la tutela di noi 80 dipendenti, attualmente impegnati con professionalità e dedizione nei servizi integrati nei luoghi della cultura e nei Parchi archeologici dell’isola, definiti spesso dai politici motore pulsante dell’economia siciliana, viste le importanti fruizioni che ogni anno questi siti registrano in Sicilia”.