Giardini. La Sicilia veniva definita dai viaggiatori del ‘700/’800 “terra ricca di tradizioni e folklore come nessun altro posto”. E’ stata questa affermazione che ha suscitato la curiosità del giornalista, ma anche studioso di tradizioni popolari, Nino Buda, non per niente “Padre del Folklore”, e ha dato il via ad un percorso di ricerca volto a scoprire e approfondire quanto asserito dagli studiosi che visitarono la Sicilia durante quello che fu il primo episodio documentato di “turismo di massa”, meglio noto come Grand Tour, nome con cui, a partire dal XVII Secolo, veniva indicato il viaggio di istruzione, intrapreso dai rampolli delle case aristocratiche di tutta Europa, che aveva come fine la formazione del giovane gentiluomo attraverso il salutare esercizio del confronto interculturale.
La grande storia, la storia locale, la passione per la ricerca, l’amore per Giardini Naxos sono al centro dell’interessante libro scritto da Nino Buda dal titolo “Giardini nel Grand Tour: cronache, aneddoti, curiosità” presentato di recente nel corso di una piacevole serata presenziata dai sindaci di Taormina e Giardini Naxos, rispettivamente Mario Bolognari e Nello Lo Turco, che hanno aperto la serata, porgendo il loro benvenuto e i saluti da parte delle rispettive amministrazioni.
Il sindaco Nello Lo Turco, promotore e patrocinatore dell’evento, ha ringraziato il maestro Nino Buda per il suo lavoro e per aver fatto dono alla città di Giardini Naxos della sua “inchiesta” giornalistico-letteraria che ha permesso di aggiornare la conoscenza storica sulle origini della vocazione turistica della cittadina.
Ad introdurre e moderare l’incontro, Sergio Visconti, che nel presentare e commentare l’opera prima di Buda, la ha paragonata ad una “sorta di bussola che orienta il lettore perché offre riferimenti importanti per l’approfondimento della conoscenza della storia della Sicilia, di quella storia che, a volte definita come “minore”, diventa decisiva per la conoscenza di vicende che segnano il percorso di nascita, crescita e, a volte conclusione, morte di città e luoghi, di culture e sensibilità culturali. “
Subito dopo, l’intervento di Mario Bolognari, docente di Antropologia culturale presso l’Università di Messina ha analizzato il fenomeno dal punto di vista storico, sociologico e culturale. Partendo dal lavoro compiuto dal maestro Buda e dagli spunti offerti dalla presentazione di Sergio Visconti, lo studioso ha allargato l’orizzonte della sua riflessione a tutto il territorio siciliano, offrendo una interessante lettura di un periodo importante per l’Italia in generale e per la nostra Isola in particolare. A conclusione del proprio intervento, Bolognari ha definito il libro di Nino Buda fresco, originale e per certi versi innovativo.
Intervistato da Sergio Visconti sulla genesi del suo libro, Buda ha affermato: “Spinto da tutte le sollecitazioni storiografiche qui accennate – ho iniziato a fare ricerche sulla vasta letteratura dedicata all’argomento, scoprendo la presenza di numerosi stranieri anche nel Borgo delli Giardini. I viaggiatori all’epoca erano quasi costretti, dopo le fatiche di un lungo viaggio a riposarsi almeno un giorno. Bisogna dire che ai tempi era difficile trovare una sistemazione adeguata al lignaggio di ospiti così illustri, soprattutto dal punto di vista igienico. Molte e sorprendenti sono invece le dichiarazioni di questi visitatori stranieri, alcune molto lusinghiere, che elogiano il piccolo borgo, non solo per la bellezza del paesaggio incontaminato, ma soprattutto per la pulizia degli alloggi e per l’ospitalità della gente del luogo. Poi un giorno il sindaco Lo Turco, trovando interessanti quanto raccolto, mi incoraggiò ad andare avanti e a pubblicare qualcosa che colmasse il vuoto di conoscenza storica su Giardini nel contesto di questo movimento culturale”
E così oggi possiamo leggere di nomi illustri che vi hanno soggiornato come Sir Patrick Byrone, Jacob Philippe d’Orville, Johann Hermann von Riedesel e di viaggiatori che in possesso di lettere commendatizie da presentare presso l’aristocrazia e i governati locali per essere meglio accolti ed ospitati, viaggiavano con corredo di scorta armata, servitori e precettori; o di altri come il patriota Francesco Crispi o Johan Wolfgang Goethe che, avendo scelto di celare la propria vera identità per non essere riconosciuti, viaggiavano in incognito e sotto falso nome.
Il più grande intellettuale d’Europa, nel suo “Italienische Reise” scrive “Sotto il cielo più puro ammiravamo la bella spiaggia contemplando le rose e ascoltando il canto degli usignoli che qui cantano tutto l’anno”. Altri viaggiatori, come il pittore e scrittore inglese Arthur John Strutt, prediligevano muoversi a piedi, senza il supporto di logistico di alcun genere: senza muli, senza lettighe, senza carrozze e, soprattutto, senza scorta. Di Giardini lasciò scritto “Il nostro locandiere ci ha fornito letti decorati e coperti con vecchia e ricca seta gialla”.
E possiamo ancora leggere testimonianze importanti come quella di Edmondo De Amicis, autore del libro “Cuore” che dopo avendo visitato Giardini nel 196 la descrisse nel suo libro “Ricordi di un viaggio in Sicilia” con queste parole: “La piccola città ridente che si stende ad arco fa i mandorli, gli aranci, i cactus, i pini; a tergo un semicerchio di monti che lanciano al cielo i vertici rocciosi, più in là l’Etna enorme… a destra e sinistra, quasi tutta la costa una successione infinita di curve che sembra la ripetizione ritmica di un pensiero gentile”.