Giardini. Gli studenti del laboratorio teatrale del liceo scientifico “C. Caminiti” hanno presentato al cine teatro comunale la loro opera di fine anno ispirata al 150° anniversario dell’Unità d’Italia. La piéce prescelta, scritta dall’autore catanese Carmelo Causale si rifà ai tragici fatti di Bronte del 1860 e ha visto impegnati 21 allievi del Liceo, tra attori e danzatori guidati dall’attrice di teatro Giusy Patanè esperto esterno e dalla coordinatrice del laboratorio, Katia Longo, docente di Italiano e Latino presso il Liceo Caminiti, che ha curato le coreografie. Si è trattato della recitazione di un testo non facile, realizzato attraverso la collazione di fonti storiche d’archivio poco conosciute, recuperate con caparbietà dall’autore medesimo, dense di concetti, termini storici e giuridico-processuali. Il testo di per sé complesso è stato seguito nella medesima partitura del testo originale, successivamente ridotto per gli allievi del Laboratorio del Caminiti dall’autore stesso, ma variato attraverso l’introduzione di alcune trovate registiche di tipo coreutico che costituiscono l’elemento nuovo di questa versione di Bronte 1860 il cui sottotitolo è stato cambiato da Giusy Patanè premettendogli un “ma” avversativo (…ma quale libertà…) non presente nella versione originale, perfettamente coerente con l’ardore per le ingiustizie e gli oltraggi alla vita subita dai civili brontesi da parte di altri loro concittadini alla guida di un loro leader tanto ardito quanto idealista, l’avvocato Niccolò Lombardo, processato e condannato a morte dal Tribunale messo su due piedi da un cinico Bixio, per quanto, come si sarebbe scoperto più tardi, completamente innocente. Gli allievi del laboratorio, nonostante attori in erba, sono riusciti a restituire tutto l’ardore dei civili per il dolore subito e al contempo l’afflato quasi lirico di Lombardo o la delusa rivendicazione della libertà degli altri compagni dell’avvocato, processati anch’essi. La scelta di trattare la purtroppo poco nota vicenda di Bronte è nata da due ragioni: aderire alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e al contempo fare percepire tale ricorrenza ancora più vicina agli allievi del Laboratorio teatrale, senza ricadere in una retorica della commemorazione che si distaccasse, anche nel linguaggio del testo, dal sentire dei giovani. Obiettivo precipuo del Laboratorio è stato infatti quello di dare vita ad uno spazio di espressione individuale e di gruppo all’interno del quale i nostri allievi potessero scoprire e/o vedere valorizzate le proprie potenzialità espressive, siano esse declinate nella recitazione e/o nella gestualità coreutica. Proprio per questa ragione uno spazio particolare è stato riservato al linguaggio espressivo del corpo e alla danza, dedicando ad essa una sezione autonoma ma sempre in relazione con quella teatrale, attraverso la didattica modulare a classi parallele (recitazione e danza), e al termine dell’incontro tra di loro interagenti. Nella scelta dei temi musicali (suggeriti proprio dall’autore Carmelo Causale) da rappresentare coreuticamente si è cercato di operare sotto il profilo filologico della tradizione musicale e gestuale siciliana, mescolandola alle più moderne tendenze di danza contemporanea e moderna e del teatro danza. Nel rispetto di dette linee operative sono state elaborate le coreografie coniuganti dinamica e gestualità siciliana e moderna e chiave simbolico-allusiva, specie nella coreografia finale, che, su suggerimento della regista stessa, ha sostituito la scena conclusiva del testo originario della fucilazione degli imputati brontesi. Nella ricerca di un veicolo di trasmissione sintetica ed efficace, è stata fatta una precisa scelta operativa: concentrare l’assurdità dei fatti di Bronte nel dolore delle vere vittime di Bronte: i superstiti…e le superstiti…Tutte quelle donne che quali testimoni coraggiose sono state parte attiva del processo ai brontesi rei dei delitti commessi contro la lesa umanità brontese e al tempo stesso coro muto allo scempio di una piccola collettività: spose, mogli, madri a cui sono stati strappati i figli, donne innamorate dei loro mariti e amanti che hanno visto spezzarsi per sempre, al suono sordo degli spari dei fucili dell’esecuzione capitale ordinata dal generalissimo Bixio, la loro felicità e con essa la loro stessa vita. Sulle note sublimi di un classico dell’epoca, Intermezzo di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, si è tentato di comunicare il dolore struggente dei vinti di Bronte, di quelli la cui vita è stata stroncata da una furia di spari, e di quelle donne il cui fiato ha esalato, assieme quello dei loro figli e dei loro uomini giustiziati, l’ultimo respiro di vita vera.
Rosario Messina