Giardini. “Non fuochi d’artificio ma opere di bene”. Si intitola così la lettera aperta scritta dall’ex candidato a sindaco della lista “Insieme per cambiare” Carmelo Giardina, veterano di tante missioni umanitarie nei Paesi del terzo mondo. “Anche quest’anno” scrive Carmelo Giardina “in nome della nostra amatissima Maria Santissima Raccomandata, patrona di Giardini Naxos, migliaia di euro sono stati sperperati nei fuochi. Nonostante la spending review, la crisi conclamata, il taglio ai fondi, la chiusura di molte aziende, disoccupati che si suicidano per avere perso il posto di lavoro, non sarebbe più giusto anche per il nostro Comune festeggiare in maniera più sobria? Siamo sicuri che la Santissima Raccomandata o S. Pancrazio preferiscono i fuochi d’artificio alle opere di carità? Il rito dei giochi pirotecnici rappresenta un cospicuo spreco di risorse (da stanziamenti regionali, comunali, comunità cattolica, raccolta popolare) che si dissolvono come la fiammata di un fiammifero. Tra l’egoismo collettivo e la esibizione dei fuochi non si pensa che l’equivalente monetario ridotto in cenere ha vanificato la possibilità di poter aiutare, per esempio a Giardini, alcune di quelle persone più bisognose e sfortunate che vivono ai margini della società o salvare da morte migliaia di bambini del terzo mondo o finanziare l’acquisto di vasche per la raccolta dell’acqua piovana nei Paesi colpiti da siccità. Questa sorta di spettacolo, a volte vicino ai riti idolatri, è un innegabile tradimento del messaggio evangelico per cui la superstizione pagana è scambiata per reale devozione. Se il Santo Papa in alcuni documenti ecclesiali annovera tra i comportamenti che possono rendere schiavi del superfluo e persino complici dell’ingiustizia, le spese illogiche che spesso accompagnano feste popolari e ricorrenze religiose, molti Vescovi hanno dichiarato più volte che la componente esteriore, luminarie, fuochi pirotecnici, bande ecc., non deve essere in dissonanza con il Vangelo e con le esigenze di giustizia perché ogni spreco in tal senso è un’offesa a chi vive nell’ indigenza o nella miseria. Spero che questo umile appello” conclude Carmelo Giardina “stimoli nella nostra cittadina l’avvio di una discussione seria sugli sprechi nelle feste patronali e nelle cerimonie religiose. Il tempo è maturo affinchè sacerdoti, politici e laici mettano da parte interessi di qualsivoglia natura e si adoperino perchè la gioia festiva dei cristiani sia condivisa anche là dove regna povertà e sofferenza.
Rosario Messina
Se. Però, come recita l’antico proverbio, con i se e con i ma il mondo non si fà. Come non essere d’accordo con il Colonnello Giardina. Tuttavia, se ne trae la netta impressione che i fuochi d’artificio servano (magari non nel caso citato), quale abile depistaggio, opportunamente cadenzato, per non dover affrontare altri e ben più gravi problemi, anzi, proprio per il tramite di queste usanze, far passare i problemi nel dimenticatoio. Quasi ad imbonirsi la cittadinanza, senza i quali giochi pirotecnici potrebbe sentirsi tradita nelle sue basse credenze tali per cui qualsiasi Santo, non opportunamente omaggiato dai fuochi, potrebbe offendersi ed arrabbiarsi. Più o meno il significato che si dava ai sacrifici verso gli Dei per tenerli calmi. Non vi è terreno fertile per parlare di comportamenti congrui, coerenti e corretti. Costoro, che lancia in resta difendono a spada tratta tali tribali usanze, dovrebbero provare una sola settimana a vivere nelle medesime condizioni economiche, e quindi sociali, e quindi psicologiche (dimenticando quindi l’automobile, il caffè al bar, la propria posizione reale o fumosa nella società) di chi non sa come deve mangiare la sera. Questo commento, tuttavia, non scalfirà nessuno di coloro che credono o devono credere di essere dalla parte della ragione. Ai posteri.