Francavilla. Nella suggestiva cornice di Palazzo Cagnone (un nobile edificio di fine ‘500), sede della Biblioteca comunale di Francavilla di Sicilia, si è svolto il convegno dal titolo: ”Antonio Canepa: un eroe dimenticato a 69 anni dall’eccidio di Murazzu Ruttu, prima strage di Stato”, organizzato dalla locale sezione dell’Associazione culturale “La Sicilia ai Siciliani” e dall’Istituto per la Cultura Siciliana. Dopo i rituali saluti al pubblico intervenuto, il sindaco Pasquale Monea ha ben evidenziato come il fenomeno “separatista” oggi sia antistorico in un mondo dove la globalizzazione e i nuovi strumenti tecnologici hanno fatto cadere tante barriere ideologiche e avvicinato maggiormente realtà socio-economiche diverse. La stessa Europa, come ha ricordato il sindaco Monea, è la dimostrazione della necessità di unire e non separare. Dopo il saluto dei rappresentanti dei due sodalizi, Gaetano Castrianni e Gaetano Consalvo, due gli interventi che hanno focalizzato l’attenzione del pubblico presente: quello di Gianluca Castriciano, cultore di storia siciliana e quello di Salvo Barbagallo, giornalista e scrittore, che ha parlato delle sue ultime pubblicazioni su Canepa. Castriciano ha fatto un excursus storico sul fenomeno dell’indipendentismo in Sicilia e del costante anelito di libertà dei siciliani, facendolo risalire a 400 anni prima della nascita di Cristo, e arrivando sino Agli Anni Quaranta con la creazione del MIS (Movimento Indipendenza Siciliana) e l’attività di Canepa mirata al distacco della Sicilia da un’Italia che non conosceva ancora il suo destino e quale futuro avrebbe potuto avere. Nella sua intensa e accalorata relazione, Castriciano ha messo in luce come attraverso la nascita dell’E.V.I.S. (Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana) creato da Canepa e le battaglie ideologiche e culturali che lo stesso “professore-guerrigliero” aveva condotto da sempre, si sia potuto ottenere quella singolare Autonomia concessa dallo Stato italiano alla Sicilia e sancita nelle norme dello Statuto Speciale che attribuisce alla Regione poteri particolari, mai messi a frutto dai diversi politici succedutesi alla guida dell’isola. Castriciano ha ricordato anche che lo Statuto Autonomistico fa parte integrante della Costituzione Italiana. A Salvo Barbagallo è toccato il difficile compito di delineare il quadro storico-politico in cui si muoveva Antonio Canepa e l’alone di mistero che a tutt’oggi copre la sua tragica fine unitamente a due Evisti, Rosano e Lo Giudice. Facendo una netta distinzione tra quello che Barbagallo ha definito folklore mitologico legato alla figura di Canepa e a quanto riscontrato nelle sue ricerche dalla documentazione acquisita, ha rilevato che in sostanza la sua morte è da collegarsi, come si evince dalla lettura dei due volumi “Antonio Canepa ultimo atto” e “L’assassinio di Antonio Canepa” – nella collana Storia e Politica della Bonanno Edizioni – a quel filone delle vittime avvolte dall’arcano enigma che accompagna le stragi di Stato. Così che, come la cronaca ci suggerisce, ogni cambiamento epocale viene inondato dal sentimento, specialmente nel mezzogiorno d’Italia, dove il dissenso, la critica e le figure scomode sono stati soffocati nel sangue, senza che venissero perseguiti a dovere i responsabili di crimini efferati. Salvo Barbagallo, nella sua certosina ricerca, è riuscito ad analizzare svariati documenti con non poca difficoltà sulla morte di Canepa. La sua scomparsa avvenne in circostanze mai chiarite in quel di Randazzo il 17 giugno del 1945 e l’autore, senza esplicitare fino in fondo la tesi della strage di Stato, lascia che quest’ultima affiori tra le righe della sua ricerca appassionata. Prima di Portella della Ginestra e della tragica fine di Salvatore Giuliano, prima degli attentati e delle sparizioni dei sindacalisti socialisti e comunisti nelle campagne dell’interno della Sicilia, c’era chi agiva per oscuri motivi e faceva fuori, senza troppi complimenti, chi si opponeva a disegni diversi da quelli previsti. Delitto di Stato? Già, di uno Stato “nuovo” che ancora non era nato, e che però sapeva di non potersi permettere di perdere una risorsa strategica del suo territorio, la Sicilia. E a cui in molti, dall’estero, guardavano con occhi niente affatto disinteressati, nella prospettiva di rafforzare la propria presenza nel Mediterraneo. Gli avvenimenti che si verificarono negli anni che precedettero la Seconda Guerra mondiale, il periodo dell’occupazione angloamericana della Sicilia, i personaggi che ebbero ruoli determinanti, sicuramente costituiscono la linea di confine tra il noto e l’ignoto di ciò che è accaduto nell’Isola alla vigilia della rinascita dell’Italia dalle macerie provocate dal conflitto bellico. In “Antonio Canepa ultimo atto” si descrivono i retroscena politici e militari che non sono mai stati a sufficienza spiegati: dalla Resistenza siciliana al nazifascismo, al gioco tra servizi segreti, mafia, per l’acquisizione del potere, alla trasformazione dei latifondisti in classe imprenditoriale dominante. Il libro si chiude con un pesante contraddittorio sui documenti che “giustificano” la morte di Canepa e degli altri due Evisti nel presunto conflitto a fuoco alle porte di Randazzo, il 17 giugno del 1945. La puntigliosa anatomia dei documenti sulla morte di Canepa è tra i principali pregi di questi volumi.