Catania. Sabato 27 aprile (alle ore 17.30 e alle ore 21) e domenica 28 aprile (alle ore 17.30), al Teatro Metropolitan di Catania, si chiuderà “Una stagione a 4 stelle” con l’ultimo spettacolo in abbonamento “La Fortuna con la effe maiuscola” di Eduardo De Filippo ed Armando Curcio. Ad affiancare il protagonista, il grande attore siciliano di teatro, Gilberto Idonea, un gruppo di importantissimi attori (tutti della nostra Isola) quali Giacinto Ferro, Mimmo Gennaro, Mario Opinato e Bruno Torrisi, con curriculum di tutto pregio dal punto di vista teatrale ma soprattutto dal punto di vista cinematografico e di fictions televisive di grandissimo successo. “Sul palco – spiega Maria Raffaella Oliveri, presidente dell’associazione teatrale Angelo Musco – anche Margherita Mignemi e Plinio Milazzo nel ruolo di Erricuccio”. La trama. La famiglia Ruoppolo, protagonista della commedia, versa in una povertà assoluta ed è formata da: padre, madre e figlio, anzi figliastro. In effetti questi tre soggetti sono stati provati da ogni sventura, sottoposti alla più completa indigenza e cercano di sopravvivere come meglio possono. Il figliastro Erricuccio, tra l’altro, soffre di epilessia e provoca ulteriore dispiacere ai coniugi Ruoppolo, che lo hanno adottato. All’improvviso si catapulta sulla famigliola un insieme di fortuna a catena: l’avvocato, che dà lavoro, come scrivano, al protagonista Giovanni, gli dà un aumento, e gli propone un affare di parecchi soldi in cambio del riconoscimento come padre di un suo cliente; un notaio che porta ad Erricuccio la notizia del decesso, in America, del fratello di Giovanni con relativa eredità composta da svariati contanti, più una villa a Capri, oro, perle e brillanti. Naturalmente, la fortuna “deve sempre costare qualche cosa!”. E, infatti, ecco complicarsi la storia con una serie di avvenimenti funesti: Erricuccio perde la parola in seguito alle minacce di un marito “cornuto” che insegue l’amante della moglie; Giovanni scopre l’illegalità del riconoscimento di un figlio falso che gli costerebbe cinque anni di carcere; il testamento ha una clausola (come al solito!) che impedisce a Giovanni di ereditare qualora avesse figli. In questo caso tutto il malloppo passerebbe nelle mani dell’odioso “barone”, che Giovanni ha riconosciuto come figlio legittimo. Ecco che interviene di nuovo la fortuna (facendo ritornar la parola ad Erricuccio), ma soprattutto l’intelligenza del protagonista, che decide di sacrificare cinque anni di libertà pur di ottenere l’eredità agognata e si denuncia per falso in atto pubblico. Finale commovente, con il gesto inaspettato di un ragazzo insano di mente come Erricuccio, che rinuncia al suo amato berretto di lana, affinché esso faccia compagnia in galera al patrigno, anzi, al padre. Questa commedia è uno dei classici del teatro napoletano, che si rifà alla commedia dell’arte ed alla farsa con il semplice intento di divertire e emozionare. È stata scritta a quattro mani da Eduardo de Filippo e da Armando Curcio e venne rappresentata la prima volta a Torino nel 1942, dove ebbe un successo notevole. Segna il momento di maggior collaborazione tra i due autori e, al tempo stesso, quasi la fine di questo rapporto per via di uno strascico di una vertenza legale. Armando Curcio (1900-1957) è forse più noto come fondatore dell’omonima casa editrice, ma dobbiamo ricordare che è stato anche un autore teatrale apprezzato al suo tempo. Ha collaborato con diversi autori ed attori teatrali e, tra gli altri, con i fratelli De Filippo. Eduardo de Filippo (1900-1984) è uno dei maggiori commediografi italiani del secolo scorso, la cui produzione e le cui abilità di attore sono note e riconosciute. Nelle commedie per le quali i due autori hanno collaborato, la comicità nasce dall’ambiente e dalla situazione scenica dei personaggi. È una comicità che si trova dappertutto, anche tra il dolore e le lacrime, dipingendo situazioni grottesche, apparentemente non molto reali. Allo sforzo di divertire il suo pubblico, gli autori abbinano sempre una morale, un contenuto che porta lo spettatore a riflettere su qualche aspetto della vita dell’uomo, evidenziandone le condizioni di bisogno morale, materiale o di giustizia. Il protagonista de “La Fortuna con la effe maiuscola” è un uomo che, sebbene colpito e amareggiato dalla vita, non rinuncia alla lotta per affermare la propria sopravvivenza. Cerca di salvare la propria dignità, e per questo ricorre agli sberleffi e le risa, mascherando, soltanto in apparenza, il volto tragico della vita di chi è povero e, a volte per questo stato, maltrattato dalla sfortuna. Questa commedia parla della povertà, della fatica di tirare avanti, ed il nostro protagonista è talmente povero, che vive sempre col desiderio di fare soldi; è l’unico suo pensiero, come se la fortuna di avere soldi potesse togliere ogni problema. Finisce così per mettersi nei guai: e, pur di racimolare soldi firma carte false. Alla fine arriveranno anche i soldi, ma sarà la conquista dell’affetto della famiglia e del figlio adottato e disabile, la vera fortuna… la Fortuna con la effe maiuscola.