Taormina. “È il gennaio del 2020 quando per la prima volta raggiungo la Libia con i medici della Cardiochirurgia pediatrica di Taormina. La guerra civile in corso, ospedali distrutti, tende chiuse. A marzo di quello stesso anno, con le valigie pronte per ritornare, viene chiuso tutto a causa del Covid. Due anni di coronavirus, frontiere bloccate, viaggi annullati, visti non concessi. Due anni senza missioni, senza poter operare, due anni in cui i messaggi dalla Libia erano principalmente richieste d’aiuto: Perché non venite ad aiutarci? Perché?”: a raccontare tutto è il video-operatore messinese Matteo Arrigo.
“A febbraio 2022 – aggiunge Arrigo – ricevo un messaggio da Sasha Agati, primario del Centro di Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina: Dobbiamo andare in Libia. Io rispondo solamente: ci sono. Partiamo noi due da soli, il 14 febbraio, un periodo in cui viaggiare era tutto un insieme di restrizioni, tamponi e green pass. Partivamo senza visto, un salto nel vuoto, con moduli e tabelle da compilare ad ogni aeroporto. Dovevamo andare in Libia, per forza. Dovevamo fare capire loro che non li avevamo abbandonati”.
“Vi raccontiamo quel viaggio da Taormina a Bengasi. Un viaggio di cui prima di partire ci siamo chiesti più volte il senso, risposta che abbiamo trovato una volta raggiunta la Libia, dimenticando la fatica e le difficoltà. Quei due giorni furono fondamentali per definire la logistica della futura missione dell’intera equipe, furono fondamentali per far capire ai locali che noi c’eravamo e saremmo tornati. E saremmo tornati appena tre mesi dopo con altre 15 persone, medici ed infermieri. Saremmo tornati per operare. Da quei due giorni sono venute fuori due missioni, con oltre 60 bambini salvati grazie ad interventi di cardiochirurgia”.
“Nel 2023 si prevede di visitare, in più missioni, oltre 150 bambini con malformazioni cardiache, e di operarne il più possibile. A marzo torneremo a Bengasi. A volte ci si spezza il cuore nel modo giusto”.