“Nella riunione svoltasi il giorno 28/3/2023 al Dipartimento Beni Culturali, la Fp Cgil Sicilia ha chiesto all’assessore Francesco Paolo Scarpinato di adoperarsi per la stabilizzazione del personale utilizzato nei siti culturali, che da ben 25 anni lavora senza alcun diritto riconosciuto e senza prospettive di pensionamento”: a scriverlo, in una nota, è Monica Genovese della Fp Cgil Sicilia.
“La situazione dei lavoratori – aggiunge la Fp Cgil Sicilia – è resa difficile dal ritardo del pagamento dell’integrazione oraria del mese di dicembre 2022, che sicuramente non potrà essere pagata prima di maggio 2023, e dal ritardo del pagamento da parte del Dipartimento Regionale Lavoro del sussidio del mese di marzo. I lavoratori, che subiscono questa situazione da troppo tempo, lavorano spalla a spalla con i dipendenti regionali, e grazie alla loro attività permettono l’apertura di gran parte dei siti culturali siciliani, senza il riconoscimento di alcun diritto. Si sobbarcano anche le spese di viaggio per raggiungere i siti a volte distanti anche 40-50 km dalla loro residenza. Nonostante la legge di bilancio abbia riconosciuto la possibilità di integrazione oraria fino al completamento delle 36 ore per un periodo di tre anni, vale la pena sottolineare che questi lavoratori hanno svolto attività per ben 25 anni senza alcun contributo versato ai fini pensionistici. La Fp Cgil Sicilia ritiene che ciò non possa più essere tollerato e chiede che vengano utilizzate le somme disponibili sia dell’assegno di sussidio che di quelle d’integrazione oraria per mettere in essere tutti gli strumenti atti alla stabilizzazione di questo personale e per dare finalmente il giusto riconoscimento di quei diritti che ogni essere umano dovrebbe avere riconosciuti, e che sono stati e, a tutt’oggi, sono ancora negati. La Fp Cgil Sicilia continuerà a seguire da vicino la situazione dei lavoratori del Dipartimento Beni Culturali e adoperarsi per garantire loro la giusta tutela e il rispetto dei loro diritti con l’obiettivo di stabilizzare tutti i precari Asu, anche quelli che svolgono il loro lavoro negli Enti Locali e nel privato sociale”.