Taormina. Giornata conclusiva di un festival “boiling” ebbene sì “Boiling Point” diretto da Philip Barantini ha vinto ben tre premi, Cariddi d’Oro per il miglior film, Cariddi d’Argento per la regia e Maschera di Polifemo per l’attore protagonista, Stephen Graham. Così ha decretato la giuria del festival presieduta da Cristina Comencini, non possiamo che confermare che questo film proiettato sabato pomeriggio, ultimo film in concorso, rimanendo in tema, ha tanti ottimi ingredienti che sono stati miscelati in maniera perfetta. Stephen Graham interpreta Andy, un capo cuoco in un ristorante di lusso. Entra in una situazione di salute e sicurezza con l’ufficiale sanitario deluso dal fatto che gli standard del ristorante stanno peggiorando. Andy ha un carattere irascibile e all’inizio prende di mira il suo staff per la scarsa valutazione, ma è evidente a tutta la sua squadra che la radice del problema è Andy. Quando il ristorante finalmente apre, gli ospiti comprendono un patriarca razzista, uno chef famoso, un gruppo di turisti americani e un uomo che sta per chiedere la mano alla sua ragazza, che è allergica alle noci. Andy è particolarmente stressato dal fatto di dover servire il famoso chef Alistair Skye (Jason Flemyng), per il quale lavorava. Come se questo non fosse abbastanza terribile, egli si presenta con la critica gastronomica Sara Southworth (Lourdes Faberes). Ma il dramma al piano del ristorante non è niente in confronto a quello che succede in cucina. Ogni membro del personale ha i suoi problemi. A uno è stato offerto un lavoro meglio pagato altrove, un altro ha pensieri suicidi, la lavapiatti è incinta ed è arrabbiata perché il suo facchino è in ritardo, mentre un altro è alla prima settimana di lavoro. La sous-chef Carly (Vinette Robinson) odia il responsabile di sala, e lo chef (Ray Panthaki) odia tutti. “Boiling Point” è una produzione britannica di Ascendant Films e Burton Fox Films, in coproduzione con Three Little Birds, Matriarch Productions, Alpine Films, White Hot Productions, Insight Media Fund, Urban Way e Bromantics. Il film sarà distribuito in Italia a settembre.
Ritira il premio a distanza – ahimè il Covid colpisce ancora- come migliore attrice Danica Curcic per l’intensa interpretazione di Hannah in “Baby Pyramid” un film che tratta in maniera diretta un tema spinoso quello della procreazione assistita. L’attrice è riuscita a trasmetterci tutti quei sentimenti contrastanti che una donna che desidera un figlio senza poterlo avere prova. A ritirare il premio in un teatro gremito di pubblico per il film scelto dalla giuria popolare la protagonista di “Io e Spotty” Michela De Rossi, alla giovane attrice va anche una menzione speciale. Abbiamo amato particolarmente questo film e siamo certe che Michela ha davanti a sé una carriera lunga e di successo. “Io e Spotty” è un film che accarezza l’anima.
Due sono i premi che ci hanno emozionato particolarmente il Taormina Arte Award alla carriera a Ninni Panzera, per oltre 35 anni deus ex machina di Taormina Arte e di festival del cinema che sono passati alla storia, e il Taormina Arte Award alle maestranze, quest’ultimo ritirato dal decano Claudio Mazza, sessant’anni di presenza dietro le quinte di uno dei più meravigliosi palcoscenici del mondo, quello del Teatro Antico. Gran finale per Giuseppe Tornatore premiato a sorpresa da Fiorello e accompagnato dall’Orchestra a plettro Città di Taormina che ha suonato sapientemente alcune delle colonne sonore più famose di Ennio Morricone.
Spente le luci molte sono le speranze per i prossimi 69 anni di un festival che ha rotto gli schemi negli anni sessanta e settanta con il cinema ufficiale, che ha avuto come ospiti tra i più noti attori al mondo (Marcello Mastroianni, Richard Burton, Tom Cruise), registi del calibro di Franz Ford Coppola, Sergio Leone, Federico Fellini, Woody Allen, attrici italiane e internazionali tra le più famose e belle (Audrey Hepburn, Sofia Loren, Marlene Dietrich) , che ha dato fama e onore a registi come Atom Egoyan o Abbas Kiarostami , che ha esportato in America un giovanissimo regista di corti come Francesco Cannavà e che annovera tra i suoi direttori artistici il mitico Guglielmo Biraghi, l’ecclettico Enrico Ghezzi, il geniale Felice Laudadio. Dicevamo sono tante le speranze, le nostre sono quelle di poter rivedere i giovani in sala e al teatro, i Corti Siciliani e tanti film belli come quelli di quest’anno.
Milena Privitera