“In questi giorni sto leggendo alcune strumentalizzazioni e attacchi contro il Reddito di Cittadinanza. Qualcuno vorrebbe addirittura cancellarlo. Voglio essere molto chiara: come ha detto anche Luigi Di Maio, il Reddito di Cittadinanza non si tocca”: a dichiararlo è il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo.
“Parliamo di una misura che ha permesso a oltre 3 milioni di persone di uscire da una condizione di povertà e di esclusione sociale, e di recuperare la propria dignità. Parliamo di una misura che sta aiutando 1,3 milioni di nuclei e centinaia di migliaia di minori e anziani che altrimenti sarebbero abbandonati. Parliamo di una misura che ha contribuito e sta contribuendo a garantire alle famiglie più in difficoltà un riparo sicuro dalla crisi economica causata dal Covid-19. Parliamo, cioè, di una misura giusta e rivoluzionaria. E come tutte le rivoluzioni, richiede tempo per essere portata a termine”.
“Pensate che altri importanti Paesi europei, come la Germania, hanno impiegato diversi anni per realizzarla nella sua interezza. Come ho detto più volte, il Reddito di Cittadinanza deve essere completato e stiamo lavorando intensamente per farlo. Occorre ultimare la struttura di reinclusione lavorativa e sociale dei beneficiari. È importante lavorare sul rafforzamento del sistema dei servizi territoriali affinché il disegno del Rdc raggiunga pienamente gli obiettivi fissati anche in vista delle sfide che attendono l’Italia nel post-pandemia”.
“In questo senso, strategico sarà il ruolo del piano nazionale straordinario di politiche attive del lavoro e formazione che sto definendo insieme alle Regioni e confrontandomi anche con le parti sociali, e che coinvolgerà tutti i lavoratori e i disoccupati, con una particolare attenzione a giovani e donne. Questo significa tutt’altro che abolirlo. Significa rafforzarlo. Su questo, il mio impegno è e sarà sempre massimo”.
Nel frattempo, però, visto che il ministro Catalfo sottolinea che “nessuno rimarrà più indietro”, continua la protesta di molti lavoratori che chiedono a gran voce “la terza proroga Naspi, che stranamente non è arrivata neanche con il Decreto Ristori quater. Due pesi e due misure da parte del Governo Conte – spiegano gli stagionali – che non sono state gradite dai noi lavoratori a cui è stata negata la terza proroga Naspi in un momento particolare che ha messo in ginocchio molti stagionali”.