Taormina. Dapprima sfidato, successivamente digerito e poi sedotto: Facebook si è arreso alla maestria professionale di Marino Bartoletti, forte di un’enciclopedica conoscenza dei fatti italiani e dell’evoluzione dei costumi nazionali maturata nell’arco di mezzo secolo, spaziando con metodo sobriamente efficace e felice dalla lirica ai motori, dalla musica leggera allo sport nella sua veste più affascinante, quella olimpica.
L’uomo che il 25 giugno ha incantato un uditorio sognante, sorridente e costantemente partecipe, è lo stesso professionista versatile e illuminato che ha collezionato straordinari successi editoriali alla guida di eccellenti periodici-culto per più generazioni, conquistando infine vette inesplorate, in termini di popolarità televisiva, grazie alla profonda innovazione nel racconto del calcio e dei suoi “quelli che”.
La basilare convinzione della fondamentale importanza della conoscenza diretta delle persone racchiuse nei personaggi ed il garbo, concetto antico ma al contempo così rivoluzionario ed innovativo nell’epoca delle urla ostili a prescindere, hanno permesso al brillante ed autorevole giornalista romagnolo di modulare negli ultimi anni un registro espressivo da primato anche sul noto social network.
È uno strumento, Facebook, non certo un demone. Non è un “buonista”, Marino Bartoletti: semmai, è una persona che ama individuare e raccontare il buono, testimoniando che il buono nel lungo periodo vince più facilmente, perché è più diretto e non disperde energie, spirito e qualità. Buono, come il vino d’annata, come la granita al cioccolato e il cannolo alla ricotta che hanno aperto e chiuso la sua puntata taorminese, incentrata sulla presentazione del terzo volume del Bar Toletti (Minerva Edizioni), in anteprima nell’accogliente e suggestiva cornice offerta dal Palazzo dei Duchi di Santo Stefano.
Stimolato dagli interventi e dalle domande di Marco Centorrino (Università di Messina) e di Angelo Scaltriti (responsabile comunicazione del Calcio Catania), Bartoletti ha regalato ad ogni presente un gioiello sotto forma di aneddoto, dopo aver aperto lo scrigno dei ricordi e dei record, raccontando anche difficoltà, suggestioni e valori del dopoguerra attraverso lo sport e ricordando, a proposito del giornalista, che… “l’anima serve, per fare questo mestiere”.