Giardini. “No al canile per i cuccioli di Recanati”. E’ una vera e propria crociata quella che stanno mettendo in atto alcuni cittadini giardinesi a difesa di una decina di cani randagi che hanno trovato “casa” in un terreno di Recanati e che rischiano di essere rinchiusi in un canile. I meticci di piccola taglia da qualche tempo stanziano nel quartiere e vengono rifocillati dalle persone che li hanno presi a cuore e giornalmente gli portano razioni di cibo per nutrirli.
Recentemente, però, è stata sporta una denuncia per la presenza di questi cani che si aggirano nella zona liberi, per cui l’Amministrazione comunale ha dovuto disporre un intervento per la cattura degli esemplari e l’affidamento alla ditta che gestisce il servizio di randagismo dove avrebbero dovuto essere trasferiti.
Per questo alcuni giorni addietro, alla presenza degli agenti della Polizia municipale, gli addetti della società si sono recati sul luogo indicato per accalappiare i cani e condurli nella struttura di Regalbuto. Dopo vari tentativi di quelli presenti quella mattina, però, sono riusciti a “catturarne” solo tre, di cui uno sarebbe addirittura fuggito.
Gli altri continuano a rimanere in zona e rischiano a breve la stessa fine. Da qui la presa di posizione delle volontarie che hanno avviato una petizione on line e da ieri anche una cartacea per scongiurare il trasferimento dei cuccioli nella struttura sperando che gli stessi possano continuare a rimanere liberi.
L’appello è stato rivolto al sindaco, Nello Lo Turco, agli assessori, alla Polizia municipale ed a tutti coloro che “hanno il potere di fare qualcosa dato che questi animali – afferma Rachele Michela Gassani, promotrice dell’iniziativa – non hanno la possibilità di difendersi. Non meritano di marcire in un canile soprattutto dopo che hanno lottato per sopravvivere nell’indifferenza generale e soltanto con l’aiuto di volontari e turisti”.
La possibilità prospettata dovrebbe essere di farli diventare “cani di quartiere”, che come prevede la normativa vigente, però dovrebbero essere prima sterilizzati e affidati a qualcuno che se ne assuma la responsabilità di concerto con il Comune. E per questo le volontarie si sono dichiarate già pronte, mentre nel frattempo si sono mobilitate promuovendo una campagna di adozione degli esemplari rimasti.
Francesca Gullotta