Taormina. Una grande interprete italiana per un concerto-evento di raccolta fondi per la protezione dei soggetti vulnerabili che si trovano in Libia. La musica che promuove i valori della solidarietà, dell’accoglienza e della convivenza pacifica per dare sostegno e protezione ai rifugiati che si trovano in Libia, anche nei Centri di detenzione: con questo spirito il CIR – Consiglio Italiano per i Rifugiati ha scelto Fiorella Mannoia come protagonista del grande concerto in programma a Taormina stadera, 22 luglio, organizzato per raccogliere fondi da destinare al programma “Guardiamo Oltre le Frontiere” (2018-2020).
Un appuntamento speciale e di grande spessore umanitario che si svolgerà sullo palcoscenico del Teatro Antico, una bellissima “terrazza” proiettata proprio sul quel Mar Mediterraneo nel quale tante persone in fuga hanno perso la vita cercando migliori condizioni di vita. Il concerto vuole infatti accendere i riflettori su uno dei temi più attuali e tragici degli ultimi tempi.
“Stiamo vivendo cambiamenti epocali – ha dichiarato la Mannoia – non è la prima migrazione della storia. La diffidenza fa parte dell’uomo, tutto è diverso ma non dobbiamo demonizzare. In questo momento di cambiamento stanno facendo i conti soprattutto le fasce più deboli. Bisogna mantenere la speranza, trovare benefici ed essere fiduciosi in questa società multietnica”.
“Guardiamo Oltre le Frontiere” è un progetto triennale che il CIR ha pensato proprio per raccogliere fondi necessari ad assistere e sottrarre alla violenza i soggetti più svantaggiati (bambini, donne, minori non accompagnati, vittime di tratta, vittime di tortura) in Nord Africa e particolarmente in Libia.
Il CIR, come ha dichiarato il suo presidente Roberto Zaccaria, “vuole fornire con questo programma in collaborazione con l’AICS e l’UNHCR non solo assistenza e protezione alle persone più vulnerablii che vivono in Libia, ma soprattutto protezione ai rifugiati che si trovano nel paese, individuandoli anche all’interno dei centri di detenzione, affinché sia garantita la tutela dei diritti umani e affinchè i soggetti più vulnerabili siano identificati, portati all’esterno ed avviati ai corridoi umanitari verso l’Europa”.
E attraverso il linguaggio universale della musica e la popolarità di una delle artiste più amate in Italia, l’obiettivo della serata promossa dal CIR sarà dunque provare a risvegliare e sensibilizzare di fronte a una questione di civiltà che ci riguarda tutti, sfruttando le potenzialità di un programma che, dal 2018 al 2020, si propone di rispondere concretamente e con tempestività ai bisogni primari di persone in grave emergenza. Obiettivo del programma è garantire assistenza umanitaria, legale, sanitaria e la ricerca di soluzioni durature per l’inserimento sociale in loco o nei paesi di origine. Con questo concerto e la raccolta di donatori, CIR infatti aspira ad assistere ben 500 rifugiati.
Da sempre sensibile alle cause umanitarie e impegnata a combattere le ingiustizie, testimonial e madrina di tante campagne e iniziative di beneficenza – da Axe a Amref ed Emergency – Fiorella Mannoia, reduce da 101 date di tour e numerosi progetti in cantiere, sarà dunque la protagonista di una serata imperdibile che farà della solidarietà la propria bandiera.
Sospesa tra cielo e mare, nella bellezza senza tempo del Teatro Antico, la cantante interpreterà alcuni dei suoi brani più celebri, da ‘Che sia benedetta’ a ‘Quello che le donne non dicono’, da ‘Combattente a Sally’, da ‘Come si cambia’ a ‘Il cielo d’Irlanda’: “se ci conosciamo – sottolinea l’artista – si abbattono i timori, la musica è uno strumento universale. Voglio impegnarmi in quello che serve per gettare ponti e non per costruire muri”. Attualmente in Libia si valuta che ci siano oltre 500 mila persone bisognose di assistenza umanitaria e protezione, non solo migranti e rifugiati, che vivono in condizioni di estrema marginalità sociale, senza accesso a cure e servizi essenziali, quali medicine, cibo, acqua potabile e alloggi dignitosi.
I rifugiati registrati dall’Alto Commissariato dell’Onu in Libia sono oltre 50.000: persone provenienti da paesi in guerra o caratterizzati da una sistematica violazione dei diritti umani quali Siria, Iraq, Palestina, Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. La condizione all’interno dei centri di detenzione per migranti è particolarmente drammatica e suscita sempre maggiori preoccupazioni da parte di osservatori internazionali ed enti di tutela.