S. Teresa. La III edizione del Simposio di Primavera del Liceo Classico dell’I.I.S. “Caminiti-Trimarchi” di Santa Teresa di Riva, svoltasi nella stupenda cornice di Mandanici, piccolo borgo della Valle del Dinarini, è stata una giornata speciale e intensa che ha coinvolto tutta la comunità scolastica, molti ospiti e amici intervenuti alla kermesse culturale, organizzata per riscoprire le nostre radici greche nell’Alto Medioevo e per valorizzare le nostre piccole comunità, che rischiano purtroppo di scomparire, perché i giovani vanno via in cerca di lavoro. La mattinata, vissuta nel Monastero S.M. Annunziata nella frazione di Badia, è stata una festa degli studenti che hanno salutato allegramente i loro compagni dell’ultimo anno e si sono poi cimentati nel primo “Συρτάκι Ἀγών”, la gara di Sirtaki, la danza tipica greca, sottoponendosi al responso di una giuria.
Grazie alla collaborazione attiva del Sindaco Armando Carpo, dell’Amministrazione comunale e di alcune aziende locali, è stato possibile allietare la giornata con genuine degustazioni tipiche mandanicesi che hanno reso ancora più piacevole il momento conviviale. Il pomeriggio è iniziato con la visita del centro storico che, con le sue viuzze e le sue Chiese, ha accolto i numerosi studenti che hanno potuto constatare come in questo luogo ancora sia viva la presenza greca, attestata soprattutto dal culto della padrona di Mandanici, Santa Domenica martire di Tropea, molto venerata nella Chiesa Orientale, sotto il nome greco “Kyriaki”.
I lavori del convegno pomeridiano sono stati introdotti dal Dirigente Scolastico Carmela Maria Lipari e moderati dal docente di Greco Francesco Messina. Molto puntuali le relazioni degli esperti di cultura greco-bizantina intervenuti. Daniele Macris, presidente della Comunità Ellenica dello Stretto, studioso insigne e autore di importanti ricostruzioni storico-etimologiche di Greco antico-medievale-moderno, che ha relazionato sulle evidenti e numerosissime tracce della cultura greco-bizantina nella lingua siciliana, così come nella onomastica e toponomastica del Valdemone, evidenziando con esempi interessanti l’indiscussa ellenizzazione del territorio in età medievale, allorquando iniziò e si diffuse l’uso dei cognomi.
Padre Alessio Mandanikiotis, l’eremita italo-greco di Santa Lucia del Mela, ha reso noto come già nel IV secolo in Sicilia si rileva la presenza di singoli monaci orientali, presenza che aumentò nei secoli successivi e si intensificò a seguito delle persecuzioni iconoclaste, quando molti fedeli e Santi monaci, fuggiti dai territori dell’Impero d’Oriente, ripararono nel Meridione d’Italia, praticando, soprattutto in aree di campagna, forme di vita ascetica, come il cenobitismo e l’eremitismo e come, nell’Alto Medioevo durante la dominazione araba, questi religiosi riuscirono a salvaguardare e conservare la fede cristiana della popolazione autoctona della Sicilia. Il monachesimo italo-greco, impropriamente detto basiliano, guardò, comunque, sempre a Bisanzio come sua naturale fonte di ispirazione storica, culturale, religiosa e spirituale e nel corso dei secoli contribuì moltissimo a salvare anche l’immenso patrimonio culturale e librario, umanistico e scientifico della nostra isola.
Padre Alessio ha sottolineato, inoltre, come il cosiddetto “Ordine basiliano” sia un’invenzione dell’Occidente, per inquadrare giuridicamente una presenza monastica, spesso non gradita, visto che San Basilio di Cesarea, pur essendo un grande padre della Chiesa, non scrisse mai una regola monastica e i monaci d’Oriente non hanno mai avuto un “ordine”. Purtroppo questa evidente grecità bizantina oggi è quasi del tutto scomparsa e andrebbe, quindi, valorizzata e riscoperta ovunque e pure a Messina, dove la comunità ortodossa continua a non avere un luogo di culto e dove non si dovrebbe dimenticare che dal 1131, per volontà del re normanno Ruggero II aveva sede sede l’Archimandritato del Santissimo Salvatore, importante cenobio del monachesimo italo-greco in Sicilia e Calabria, in quanto “Mater Monasteriorum”, con l’egumeno (abate) che amministrava oltre sessanta monasteri. Vennero così per la prima volta, a far parte dell’Archimandritato i territori di Savoca, Casalvecchio, Pagliara, Locadi, Antillo e Misserio, Alì Forza, Mandanici, Itala del versante jonico, S. Gregorio (di Gesso), Salice e S. Angelo (di Brolo) nel versante tirrenico e negli anni a seguire altri monasteri e ricchi feudi.
Le origini, le ricerche, le prospettive di questa importante e potente Istituzione messinese e il Typikòn di San Luca, primo Archimandrita, sono state sapientemente illustrati da Don Roberto Romeo, esperto di Diritto liturgico orientale con un dottorato presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. Don Romeo ha presentato delle riflessioni sul “Codex Messanensis Graecus”, molto importante per conoscere la storia dei cenobi greci di Sicilia, e sul “Bìos” di San Bartolomeo, un menologio, una raccolta in dodici volumi di testi liturgici ed agiografici in greco, secondo l’uso della Chiesa ortodossa, contenenti le vite e gli uffici dei santi, un capolavoro anche dell’arte bizantina arricchito da preziose miniature, conservato nella Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, copiato per la prima volta nel 1307, a distanza di quasi duecento anni dalla morte del santo, e tradotto in Latino nel 1657. Lo stesso ha ricordato che questa Istituzione rimase autonoma fino al 1883, quando Papa Leone XIII la unì aeque principaliter all’Arcidiocesi Vescovile di Messina Lipari-Santa Lucia del Mela.
Infine per chiudere in allegria il Simposio 2017 e per ricreare una certa atmosfera medievale, un po’ spostata nel tempo rispetto alla storia bizantina, ma pur sempre affascinante, non potevano mancare le piroette degli sbandieratori che hanno saputo ricreare suoni e colori di tanti secoli fa. Un ringraziamento particolare per tutti i nostri alunni che si sono impegnati per tutta la giornata e hanno mostrato interesse, perché senza la loro presenza qualsiasi sforzo culturale, qualsiasi sacrificio in termini di tempo e di approfondimento risulterebbe vano ed inefficace. Solo per i giovani e per la loro crescita umana e culturale il lavoro dei docenti acquista un senso ed assume significato.