Taormina. I militari della Compagnia Carabinieri di Taormina diretti dal capitano Arcangelo Maiello, la scorsa notte, a Taormina, Paternò, Calatabiano e Fiumefreddo di Sicilia, in collaborazione con i militari di Giarre e quelli di Paternò, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip Eugenio Fiorentino del Tribunale di Messina su richiesta del Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina Sebastiano Ardita e del sostituto Procuratore della Repubblica Francesco Massara, nei confronti di 4 esponenti di “Cosa Nostra” etnea, e ritenuti responsabili a vario titolo di estorsione in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso. I provvedimenti di carcerazione sono scaturiti da una complessa attività d’indagine svolta dall’Aliquota Operativa e convenzionalmente denominata “Good Easter”.
I militari dell’Arma nell’attività di prevenzione hanno acquisito da fonti confidenziali la notizia che appartenenti a clan mafiosi operavano anche nel Comune di Taormina tentando di sottoporre a estorsione attività economiche e nello specifico rivendite di autovetture. Individuate le persone offese, queste, sentite sia dai militari che dai magistrati della Procura Distrettuale Antimafia di Messina hanno con responsabilità e senso civico riferito dei tentativi di estorsione subiti. Acquisiti i necessari riscontri in tempi celerissimi i quattro estorsori sono stati assicurati alla giustizia. Ad una delle due vittime era stata imposta la consegna di un’autovettura sotto pressanti minacce mafiose. L’imprenditore ha consegnato il veicolo a fronte del quale sono stati consegnati due assegni uno dei quali riferibile ad un conto corrente già estinto mentre l’altro riferito ad un conto corrente con un saldo negativo. Mentre il secondo imprenditore non ha ceduto alle richieste estorsive ragion per cui è stato anche colpito con ceffoni presso il proprio esercizio commerciale. In questa ultima fattispecie l’organizzazione mafiosa ha mutato l’oggetto della richiesta che in prima istanza erano delle autovetture e richiedendo successivamente il pagamento di una somma in denaro a titolo di “pizzo”. L’imprenditore ormai determinato non ha esitato, anche incoraggiato dall’operato dei militari a riferire immediatamente gli sviluppi agli ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. Tutti gli arrestati sono stati trasferiti al carcere di Messina “Gazzi” in regime di isolamento in attesa di dell’interrogatorio di garanzia.
La pronta azione di magistratura ed Arma dei Carabinieri ha arginato sul nascere il tentativo delle cosche mafiose di imporre il pizzo ad esercenti di attività commerciali di Taormina. Il Gip del Tribunale di Messina, Eugenio Fiorentino, concordando con le risultanze investigative dell’attività d’indagine posta in essere riteneva la sussistenza di esigenze cautelari gravi ed attuali nei confronti di tutti gli indagati e specificatamente, un concreto e grave pericolo di reiterazione della medesima attività criminosa, quale si poteva agevolmente ricavare dalle peculiari connotazioni oggettive della condotta delittuosa messa in atto. Gli indagati destinatari della misura cautelare, secondo il Giudice, non hanno avuto alcuna perplessità nell’adottare l’inquietante strategia comportamentale diffusamente descritta nel comunicato al fine di piegare la volontà delle vittime, sintomatica espressione di personalità allarmante e criminale.
Determinante è risultato essere il coraggio, la determinazione e la collaborazione dimostrata dagli imprenditori che in piena sinergia con la Magistratura di Messina e con l’Arma dei Carabinieri hanno permesso di assicurare alla giustizia 4 pericolosi malviventi. La loro opera ha permesso agli inquirenti, in tempi brevissimi, di respingere il fenomeno criminale che cercava di trovare spazio nel Comune di Taormina e nei vicini Comuni limitrofi della fascia costiera. Si auspica che altri imprenditori possano con celerità rivolgersi alla magistratura inquirente e all’Arma dei Carabinieri in modo da poter mettere fine al fenomeno, purtroppo ancora presente, delle estorsioni sul territorio. Gli stessi imprenditori denunciando hanno permesso il brillante risultato, frutto di un certosino lavoro di squadra, e che ha saputo, ridare la libertà a loro stessi che da tempo si vedevano costretti a pagare con i loro sacrifici “il pizzo” al sol fine di non avere minacce e ritorsioni ulteriori.