Taormina. L’imprenditore locale Giovanni Chemi chiede a gran voce la riapertura del casinò per risolvere il problema della destagionalizzazione. “La casa da gioco è importante – spiega il ristoratore – perché è capace di spostare migliaia di persone. Faccio un esempio: se venisse riaperto il casinò e si organizzassero puntualmente tornei internazionali di poker sportivo, qui verrebbero ogni settimana almeno 800 giocatori, quasi tutti con almeno un accompagnatore. Questo significa che ci sarebbero di volta in volta almeno 2.000 presenze turistiche, in un periodo più tranquillo che è quello invernale, cioè da ottobre a marzo. Io, però, sono ormai rassegnato, perché è da più di 50 anni che qui a Taormina aspettiamo la gaming hall. Le parole dei politici nazionali sono state tante in questi ultimi decenni, ma non abbiamo mai visto risultati concreti. I turisti che vengono qui non sanno cosa fare dopo cena. Durante il giorno possono fare passeggiate sul Corso Umberto, visitare il Teatro Antico e il Parco Giovanni Colonna Duca di Cesarò oppure organizzarsi per le escursioni fuori città. Ma dopo le 22? Qui non c’è proprio nulla da fare. Ho affrontato questo discorso lo scorso anno con il direttore di un noto settimanale, un giornalista benestante dal punto di vista economico, che mi chiedeva cosa c’era da fare dopo cena nella capitale siciliana del turismo. Io gli ho dato qualche consiglio, ma lui mi ha detto che a Porto Cervo, in Sardegna, c’è il famoso Billionaire, mentre qui, oltre alla solita passeggiata sulla via principale, non c’è nulla da fare”.