Taormina. Domenica 24 luglio Taormina si è svegliata all’asciutto. Così anche le frazioni. Grande disagio per turisti e residenti. Immaginate di svegliarvi nell’agognata vacanza e non poter utilizzare il bagno. Giustamente inferociti i titolari di attività ricettive e di quelle rimaste chiuse. Non ci vuole un genio per comprendere l’estremo disagio di ristoranti e bar, destinati a subire un grave danno economico, proprio nel periodo in cui si devono massimizzare i profitti. Nella frazione di Mazzeo e nel centro della Città la gente non si capacitava dell’accaduto. Ed incredula chiedeva conferma ai conoscenti ed ai passanti: “Voi a casa avete acqua?”. La risposta: “No!”. Al netto delle strumentalizzazioni e delle polemiche, anche il meccanismo migliore, il più tecnologico, può incepparsi in maniera lieve o grave. Certo è che nel nostro caso non si tratta di un fatto improvviso o inatteso. Da diversi anni esiste un’emergenza idrica, che ha colpito principalmente la frazione di Trappitello. Sono quindi convinto che esistano delle responsabilità. Anche se immancabili arrivano i primi “scaricabarile”. La verità è che non ci sono alibi. Del resto i cittadini non sono degli emeriti imbecilli. I nostri amministratori dovrebbero sforzarsi di capire che la politica è, sempre e comunque, assunzione di responsabilità. La politica è occuparsi qui e ora dei problemi che incombono. Esiste, infatti, il principio di continuità amministrativa, secondo cui per certe questioni non esiste soluzione di continuità tra un’Amministrazione e l’altra. Come a dire che alla candidatura seguono onori ed oneri. La questione fa sorridere, pur parlando di cose serie, ma pare che in Italia non si sia mai sentito dire a nessun livello, in nessun luogo ad un politico-amministratore di avere una qualche colpa per una qualunque vicenda. Questa tendenza, definita molto autorevolmente come conformismo auto-assolutorio, è uno dei mali principali che affliggono la nostra vita politico-amministrativa. Ma dalla vicenda possiamo ricavare anche un’altra lezione. Scrisse Brecht: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Questo con rifermento alla circostanza che il cosiddetto centro non ha pienamente compreso nè si è realmente immedesimato nella gravità del problema vissuto dai concittadini della frazione di Trappitello, costretti a vivere per lunghi periodi con acqua lurida dai rubinetti. Ciò significa, a mio avviso, che solo tutti insieme possiamo uscire dal pantano. Per fare questo bisogna abbandonare l’ossessione per le scorciatoie individuali con cui ognuno spera di cavarsela, per cercare un riscatto collettivo. Alexis de Toqueville, nel terrorizzare alcuni aspetti delle società moderne, individuò come uno dei cardini l’egoismo. Se realmente un individuo mira al benessere e, quindi, alla maggiore felicità per sè e la sua famiglia (in questo senso è egoista), capisce che ciò può realizzarsi soltanto attraverso la felicità del suo vicino. Non so quando questo verrà compreso e attuato nella nostra amata Taormina, dove ogni cosa fino ad allora, anche la questione più seria, assumerà sempre la triste parvenza di imitazione farsesca della realtà.
Danilo La Monaca