Taormina. “I miei 50 anni di giornalismo”: il nuovo libro del giornalista taorminese Gaetano Saglimbeni sarà in vendita dai primi di dicembre. Tante storie dal pianeta Terra, raccontate dall’inviato di un grande settimanale: Hollywood, Siberia, Cuba, Cina (con Pertini in visita di Stato), Calcutta (con Madre Teresa, oggi beata), Mondiali di calcio e Olimpiadi; gli amori della storia e quelli di scrittori e artisti famosi, con menzogne, crudeltà , truffe. “Lady Chatterley a Taormina”, con i famosi “giochi sotto la pioggia” della baronessa Frieda Lawrence con il mulattiere Peppino D’Allura, che al marito scrittore ispirarono il più scandaloso romanzo del Novecento.
Riportiamo qui di seguito un testo scritto da Giancarlo Cortese:
Cinquant’anni di giornalismo, venti dei quali in giro per il pianeta Terra. Tante storie (esilaranti e amare, esaltanti e terribili) nel grande “teatro della vita”, raccontate dall’inviato di un grande settimanale. Nella mitica Hollywood ed in Cina (con Pertini in visita di Stato), in Siberia (nei “gulag” del comunismo), nella Cuba del super-comunista Fidel Castro, in’India (con Madre Teresa di Calcutta), nel Sud America infestato dal terrorismo di “tupamaros” e “montoneros”, nei Paesi africani straziati da bande che uccidevano missionari e rapivano bambini per venderli agli spacciatori di organi. Gaetano Saglimbeni, 83 anni, ex redattore e inviato del settimanale “Gente”, è un testimone del suo tempo che non ha mai amato e non ama le mezze verità. Sapido ed intrigante il suo “dietro le quinte” a Hollywood, non meno delle interviste ai divi che al teatro greco di Taormina erano premiati con il David di Donatello (Marlene Dietrich, Cary Grant, Ingrid Bergman, Gregory Peck, Audrey Hepburn, Glenn Ford, Rita Hayworth, Anthony Quinn, Joan Crawford, Jack Nicholson, Liz Taylor, Richard Burton, Lana Turner, Jack Nicholson, Julie Christie, Anthony Perkins, Shirley MacLaine, Henry Fonda, Susan Hayward, Al Pacino). E con i divi del cinema sono alla ribalta campioni di Olimpiadi e mondiali di calcio, personaggi della storia, scrittori e artisti famosi, con le loro lettere d’amore, piene spesso di menzogne, crudeltà, truffe (D’Annunzio, il “maestro” in raggiri ad amanti facoltose; Picasso, il più crudele con mogli, amanti e modelle). Un libro che ha il fascino dello “spaccato d’epoca”: tanto più stimolante in quanto a raccontare sono gli stessi personaggi che ne sono stati protagonisti. La ginnasta rumena Nadia Comaneci, trionfatrice a 14 anni nella Olimpiade del Canada, racconta le violenze che dovette poi subire per anni in patria dal figlio del dittatore comunista Ceausescu; la baronessa tedesca Frieda Richthofen, moglie dello scrittore inglese David Lawrence, i “giochi sotto la pioggia” con il mulattiere Peppino D’Allura in un vigneto di Taormina, che al marito ispirarono il romanzo più scandaloso del Novecento, L’amante di Lady Chatterley; la fiorentina contessa di Castiglione, inviata a Parigi da Cavour, quello che fece a letto con Napoleone III per convincerlo ad allearsi con l’Italia contro l’Austria; Farah Diba, il pianto a dirotto che fu il suo ‘sì’ alla dichiarazione d’amore dello scià di Persia; Ringo Star, la “farsa” dei Beatles che “sniffarono” droga anche nelle toilette di Buckingham Palace in attesa di essere ricevuti dalla regina per i titoli di baronetti; Laurence Olivier, la pazzia della moglie Vivien Light (“Una notte, per la disperazione, stavo per ammazzarla, poverina”); e la fotomodella inglese Twiggy, celebre “miss Stecchetto” degli anni 70, lo scandaloso business che prosperava dietro i suoi 40 o 41 chili di pelle e ossa. “Matte da legare, le ragazze che fanno la fame e rischiano la vita per imitarmi”, il sorprendente e accoratissimo messaggio che la candida Twiggy lanciò con il settimanale “Gente” al mondo da un ristorante di Venezia, davanti ad un bel piatto di spaghetti con i frutti di mare: contro le ciarlatanate di dietologi senza scrupoli, complici spesso non involontari di affaristi criminali che sulla pelle di tante credulone (finite in sanatorio, in clinica psichiatrica o anzitempo all’altro mondo) avevano fatto e facevano montagne di dollari. Nei settanta succosi e avvincenti capitoli del libro di Saglimbeni, leggiamo tutto sulle vacanze segrete di Greta Garbo a Taormina, nella villa del dietologo “gay” che non aveva voluto sposare a Hollywood; sulle tumultuose vicende matrimoniali (da “cocotte imbellettata”, a sentire la seconda moglie) di uno dei più famosi “super-maschi” nella storia del cinema, Rodolfo Valentino, e quelle (non meno tumultuose) del “monello” Chaplin, noto ingravidatore di minorenni che era poi costretto a sposare, il quale insidiò la giovanissima amante al magnate della carta stampata William Hearst che lo ospitava sul suo splendido panfilo in crociera, e quello, sparando al buio tra i fumi dell’alcol, colpì a morte un regista (Tom Ince) che con quella storia di corna non c’entrava per nulla. Caustico il giudizio espresso sul divo Cary Grant dalla seconda delle sue cinque mogli, la miliardaria Barbara Hutton, per la quale il più raffinato ed affascinante dei grandi seduttori dello schermo, recordman del bacio più lungo in “Notorius”, era “elegante in smoking, eccitante in vestaglia, deludente in pigiama, una frana sotto le lenzuola”. Per le famosissime “pettegole” di Hollywood, i grandi seduttori, nella vita, erano Humphrey Bogart, Clark Gable, John Wayne, Errol Flynn, e con loro il celebre “monello d’alcove” Charlie Chaplin, il quale (a differenza dei suoi illustri colleghi, grandi “gentiluomini d’alcova”) “i guai se li andava a cercare con il lanternino, stuprando ragazzine”. Non era certamente un seduttore il ”giovane leone” Montgomery Clift, “bello e dannato”, il quale rifiutò i letti di due dive tra le più affascinanti di Hollywood, Liz Taylor e Marilyn Monroe. Lui viveva da solo, tormentato dalle inquietudini, dalle angosce, dalle insofferenze della generazione americana cresciuta durante la seconda guerra mondiale. Il “re delle alcove” Clark Gable parlava del Clift suo partner nel film “Gli spostati” come di “un intellettuale pieno di boria e un imponente che faceva finta di essere omosessuale”: lo detestava per le attenzioni che la splendida interprete Marilyn Monroe riservava al “carissimo Monty”, non a lui (“Non capisco come una donna così bella e affascinante possa perdere il suo tempo, soffocare la sua voglia di amare, andando appresso ad un tipo che di sesso non vuole nemmeno sentir parlare”. Diceva). Erano “soltanto di amicizia” i rapporti dell’intellettuale Montgomery Clift con le donne e la innamoratissima Marilyn morirà da sola, disperata, a 36 anni. Tante storie, esilaranti e amare, paradossali e terribili, nella mitica Hollywood e sull’intero pianeta Terra. Tra le più esilaranti, quella del settantenne duca siciliano che, costretto a vivere nella cappella del castello dal quale era stato sfrattato dai figli padroni per ordine della duchessa, suonava a stormo la campana a mezzanotte dopo l’amore con una bella hostess. Era pieno anche di amenità, il grande “teatro della vita”, non soltanto di drammi, paradossi, atrocità.