Taormina. Francesco Piccolo e Piero Pelù, ovvero quando una vita d’artista non può prescindere dalla passione civile e politica. A loro si devono due autobiografie esemplari, fresche di stampa, che abbracciano la storia e la Storia: quella personale e quella attraversata dal Paese dagli anni Settanta ad oggi. Portare alla ribalta, per la prima volta insieme dal vivo, due personalità tanto diverse eppure tanto affini, è merito esclusivo della coerenza intellettuale di Antonella Ferrara (un presidente da 10 e lode), che ha voluto così chiudere in bellezza, nella cornice del Teatro Antico, la quarta edizione di Taobuk, il Festival Internazionale del libro di Taormina, che ha fondato e guida fin dal 2011, con la collaborazione dello scrittore e giornalista Franco Di Mare. “L’edizione 2014 consolida la vocazione di Taobuk a divenire, allo stesso tempo, dimora delle belle lettere e crocevia tra le diverse arti” ha esordito la Ferrara. “La strepitosa partecipazione del pubblico, quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno, conferma la validità del concept che è alla base del festival: fare di Taormina un grande villaggio artistico, restituendole la sua storica vocazione culturale”. Un auspicio rimarcato negli interventi dell’assessore comunale al Turismo, Ivan Gioia, e della direttrice del Parco archeologico di Naxos, Maria Costanza Lentini. La stessa Ferrara, nella sua brillante conduzione, ha evidenziato il fil rouge “civile e politico” delle vite di due personaggi eccellenti, in una serata che partendo dalla profonda riflessione di Francesco Piccolo, Premio Strega 2014 con “Il desiderio di essere come tutti”, è approdata agli strali di un rocker d’assalto come Piero Pelù, presente con il suo “Identik di un ribelle”. Sì, affinità fortissime legano il cantautore che il Primo Maggio ha sparato a zero contro il sistema, e il pluripremiato scrittore “di sinistra”, altrettanto autorevole come sceneggiatore, ora in odore di Oscar con “Il capitale umano”. Piccolo e Pelù: due fiumi in piena, emissari diversi ma confluenti alla stessa foce: la libertà. Esigenza rimarcata da Francesco Piccolo nel caustico dialogo con una penna tagliente come il giornalista Nicola Savoca: un viaggio negli ultimi decenni, mirato a ripercorrere le tappe vissute dall’autore in “Il desiderio di essere come tutti”, particolarissimo romanzo-confessione, edito da Einaudi. “Il libro – ha sottolineato l’autore – è stato definito da molti come il romanzo della sinistra italiana; in realtà è un romanzo di vita che narra la formazione di una coscienza, dalla giovinezza all’età matura. E, insieme, una lunga riflessione su un’epoca: la nostra”. Ancora una volta Piccolo non si sottrae all’incombenza di far sentire la sua “voce politica”: “Il titolo – afferma – è una citazione di Natalia Ginzburg, mentre la parola tutti è graficamente impostata come la prima pagina dell’Unità il giorno in cui si celebrarono i funerali di Berlinguer. Se il sentimento di comunanza che si respirava in quel momento si fosse mantenuto, allora l’Italia non avrebbe conosciuto quel clima di irrimediabile spaccatura, poi acutizzata con l’epoca berlusconiana”. Non fa sconti a nessuno neanche il toscanaccio Piero Pelù, altro alfiere di libertà e democrazia, per il quale ribellarsi non è eroico, è vitale e “il ribelle è chi imbraccia la propria mente e fa fuoco con le parole”. Da qui il suo “Identikit di un ribelle”, scritto a quattro mani con il giornalista Massimo Cotto e pubblicato per i tipi Rizzoli. Giunto a cinquant’anni e alla sua seconda autobiografia, nata dalla necessità di festeggiare un obiettivo raggiunto, Piero Pelù ha conversato apertamente con un campione di ironia come il giornalista Giuseppe Attardi, esperto di musica e costume. Un’occasione ghiotta, non disdegnando di toccare temi di scottante attualità: come l’urgenza di introdurre nelle scuole una seria educazione sessuale o una corretta consapevolezza dell’uso e del pericolo delle droghe. O come l’aberrante prassi secondo cui in Africa contro il virus dell’ebola si sta somministrando il vaccino soltanto ai bianchi. “Non riusciamo più ad indignarci per niente – ha rimarcato il musicista fiorentino – abbiamo perso anche il senso di lotta collettiva: se prima ci si alleava per rivendicare i propri diritti, adesso tutto è legato alla spinta individualistica, alla speranza che qualcuno venga baciato dalla fortuna. Dalla lotta alla lotteria, insomma”. Il formidabile rocker ha poi regalato ai suoi fan, accalcati in platea, una trascinante selezione di brani senza tempo, dal più recente “Io ci sarò”, che segnò ufficialmente l’inizio della sua carriera da solista, al grido di “la pace è la sola vittoria” chiaro messaggio pacifista contenuto nella canzone “Bomba Boomerang”, fino a trasformare il teatro in un’eccentrica arena che ha accolto – nel delirio degli astanti- uno scatenatissimo “Toro Loco”. Letteratura e musica, con la sapiente regia di Giuseppe Dipasquale, direttore del Teatro Stabile di Catania, hanno dunque risuonato possenti nella cavea greca affacciata sul mare di Ulisse. Altri ospiti della serata gli attori Valeria Contadino, Galatea Ranzi, Vincenzo Pirrotta, impegnati in intensi e articolati reading. Ed emozionante si è rivelata la performance di danza contemporanea “Donne Mutamenti”, ideata e coreografata da Paola Valenti. La giornata conclusiva aveva già previsto, nel pomeriggio, l’appuntamento con l’illustre fotografo bagherese Ferdinando Scianna, al quale Taobuk ha dedicato quest’anno anche la personale “Emilio e gli altri”, esposta nell’ex Chiesa di Sant’Agostino. Con la conduzione del giornalista Carlo Ottaviano, il ritrattista al nitrato d’argento ha presentato al pubblico che ha affollato anche questa volta la sala dell’Hotel Metropole, il libro iconografico “Visti e scritti”, edito per i tipi Contrasto a Due: una lunga carrellata di icone, sguardi, pose, incontri, istantanee in bianco e nero che tessono un intero percorso personale e professionale. “Mi definisco uno scrittografo – ha affermato l’acuto autore – proprio per la doppia anima che possiede questo mio libro, quello più autobiografico”. Tra simpatici ricordi ed aneddoti affascinanti, durante l’incontro, Scianna non ha mancato di ribadire la sua profonda amicizia, durata 27 anni, con lo scrittore Leonardo Sciascia e di quanto forte fosse il legame con la sua terra, avvertita come una presenza “drammaticamente forte”. “Mi piace definire questo volume un libro sulla morte, perché parla di persone e cose che via via si perdono o non ci sono più. D’altronde la fotografia è la metafora per eccellenza dell’impermanenza, di qualcosa che nello stesso momento in cui la cogli, sfugge. Ed è il tentativo disperato di dare risposte alla nostra ansia di fermare il tempo”. Si è conclusa così una sette giorni arricchita non solo dagli stimolanti incontri con autentiche autorità della scena letteraria, ma anche da innovativi progetti culturali, come Taormina Cult, il percorso culturale itinerante nelle tante dimore storiche che hanno accolto artisti e personalità che hanno lasciato un segno nella Perla dello Jonio. Un segno che Taobuk intende evidenziare sempre di più e sempre meglio.