Taormina. Un piccolo e lungimirante mondo antico, un microcosmo fatto di impressioni, valutazioni, confessioni e desideri. Due geni illustri della narrativa con fortune letterarie diverse e due attori in scena che ripercorrono gli anni della loro fitta corrispondenza epistolare. Da un lato, Mario La Cava, scrittore calabrese bistrattato dalle cronache culturali dei nostri giorni, dall’altro Leonardo Sciascia, letterato siciliano che erge il primo a maestro e amico. La quasi quotidiana conversazione fra i due narratori rivive nella suggestiva terrazza dell’Archivio Storico di Taormina al Taobuk, festival di respiro internazionale ideato da Antonella Ferrara. Le preoccupazioni, le difficoltà e spesso l’amara solitudine di La Cava sono affidate all’attore di Scena Nuda, Enzo De Liguoro, che con fermo realismo e lucidità afferra l’essenza di alcune delle pagine più rappresentative di “Lettere dal centro del mondo 1951-1988” edito da Rubettino a cura di Milly Curcio e Luigi Tassoni. “Volentieri – dice La Cava/De Liguoro rivolgendosi a Sciascia – ti avrei avuto per compagno di viaggio, un viaggio straordinario, interessante, istruttivo, ho visto cose che non sapevo e non ho visto cose che credevo di sapere”. La risposta epistolare di Sciascia arriva dall’attore poliedrico Giacomo Battaglia, per oltre vent’anni artista stabile con Gigi Miseferi al Bagaglino di Pingitore. “Lascio cadere tante possibilità – scrive Sciascia da Racalmuto nell’agosto 1952 – ma in fondo vivere così mi piace, leggere un libro al giorno e scrivere un articolo ogni mese, e quando posso, una piccola scappata oltre lo Stretto”. La calda e intensa presentazione a reading di De Liguoro e Battaglia coglie alla perfezione le somiglianze tra il più giovane siciliano e il maestro calabrese, di fatto uomini di due generazioni diverse che condividono però confessioni familiari e progetti futuri. Analogie date dall’essenzialità dei mezzi economici, dalla spinta del viaggio faticoso e necessario per gli incontri fuori dalla provincia e dalla pubblicazione dei propri libri in un contesto editoriale appropriato. E se l’attore De Liguoro sposa a pieno l’entusiasmo e le speranze di La Cava nonostante le pene e i dolori, Battaglia si fa rapire dall’inguaribile ottimista Sciascia, consapevole sì di poter arrivare in alto ma con umiltà ed essenzialità. “Nel carteggio – spiega Antonio Di Grado, direttore della Fondazione Sciascia nell’incontro moderato dal direttore dello Stabile di Catania, Giuseppe Di Pasquale – entrambi i maestri si lamentano dell’isolamento, con la consapevolezza però che la provincia è stata il giacimento dei tesori della letteratura, un osservatorio privilegiato delle sorti del paese, delle miserie degli intellettuali moralisti”. “Impossibile non amare La Cava – dice il giornalista e scrittore Matteo Collura, nominato tra le pagine del libro dal maestro calabrese – ammirato per la sua forza di volontà e per il suo stile essenziale e rigoroso. L’amarezza, quella che entrambi appartengono ad un mondo che non esiste più”. “La Cava – aggiunge Domenico Calabria, presidente del Caffè letterario La Cava – con la sua scrittura riesce a esaltare valori profondi e universali, sempre attuali. Molti pensano che sia stato dimenticato perché aveva un rapporto difficile con gli editori. Io credo che quel suo modo di fare, di non volersi omologare né allineare alle correnti dell’epoca, abbia reso la sua scrittura unica e fedele ai suoi principi”. “Due autori intrisi di memoria”, secondo l’autore Mario D’Agostino, “due figure ricchissime secondo il piano culturale, sociale, antropologico e lessicale”, secondo il giornalista Gaetano Saglimbeni. Sul finale, di nuovo la parola agli attori Dè Liguoro e Battaglia, questa volta per i saluti della Regione Calabria che omaggia i due intellettuali con una poesia dello scrittore Pietro Sgrò.