Taormina. L’Amicizia e l’Amore sono stati i protagonisti, nella splendida terrazza dell’Archivio Storico di Taormina, della terza giornata di Taobuk, il Festival Internazionale del Libro di Taormina ideato e diretto da Antonella Ferrara con il sostegno di un comitato scientifico presieduto da Franco Di Mare e promosso dal Comune di Taormina guidato da Eligio Giardina. La prima storia d’amicizia e d’amore, ma anche di ansie e paure dei ragazzi in età adolescenziale, la troviamo ne “Un cuore XXL” di Sara D’Amario (Fanucci), la scrittrice e attrice che ieri lo ha presentato a Taobuk nel corso della mattinata agli studenti della scuole. L’autrice, cha ha anche interpretato e continua a registrare numerose fiction per Rai e Mediaset in particolare, racconta in questo libro della storia di due amici-compagni di liceo, obesi, da qui la “taglia” del titolo, che sperimentano la prima vera amicizia ma anche i primi innamoramenti. Uno spunto perfetto per animare il confronto costruttivo che si è sviluppato tra la D’Amario e i ragazzi. In “Un bel sogno d’amore” (Garzanti), presentato dal giornalista Rai Nuccio Vara, con un pizzico di nostalgia e grande divertimento, Andrea Vitali racconta della vita di un piccolo paese in provincia di Lecco, Bellano, ambientata negli anni ’70. Un paese scosso da una modernità improvvisa a causa della proiezione cinematografica de “l’ultimo tango a Parigi” che fa scalpore e divide il paese tra progressisti e tradizionalisti, in un momento storico in cui adulti e ragazzi si ritrovavano spesso al cinema, quasi un punto di riferimento per loro, e personaggi come il maresciallo dei carabinieri, il giornalista, l’operaia del cotonificio, alcuni malviventi si intrecciano in storie anche divertenti, per tenere viva la memoria di quarant’anni fa, quando Bellano era un paese vivo. “Adesso nel piccolo centro della provincia lombarda -ha spiegato al pubblico l’autore – tutto ruota intorno alla figura di Alessandro Manzoni, esiste il festival manzoniano, il carnevale manzoniano. Insomma – ha spiegato Vitali – sappiamo tutti che Alessandro Manzoni è stato ed è molto importante però è successo tanto altro dopo Manzoni, si può andare oltre, diamoci da fare, buttiamo il cuore oltre l’ostacolo”. Di amicizia si è parlato anche nel corso della tavola rotonda alla quale hanno preso parte, nel tardo pomeriggio, alcuni studiosi e grandi conoscitori di Leonardo Sciascia, con brani letti dagli attori Enzo De Liguoro, Giacomo Battaglia (per un ventennio attore del Bagaglino di Pier Francesco Pingitore), entrambi molto professionali e applauditissimi dal pubblico locale, Paolo Sofia e Salvatore Gullace, tratti dalla raccolta curata da Milly Curcio e Luigi Tassoni “Lettere dal centro del mondo” (Rubbettino). Il giornalista Matteo Collura, il direttore della Fondazione Sciascia Antonio Di Grado, il presidente del Caffè Letterario La Cava Domenico Calabria, il giornalista Gaetano Saglimbeni e l’autore Mario D’Agostino, nell’incontro moderato dal direttore del Teatro Stabile di Catania, Giuseppe Di Pasquale, hanno descritto la fitta corrispondenza tra due amici, lo scrittore calabrese Mario La Cava e Sciascia appunto, ben 362 lettere scritte in oltre trent’anni, tra il 1951 e il 1988. La Cava era di un piccolo paese, Bovalino, sulla costa ionica; Sciascia di Racalmuto, tra Canicattì, Favara, Raffadali, Agrigento e Caltanissetta. Bovalino per La Cava, e Racalmuto per Sciascia sono stati “Il centro del mondo”, del loro mondo, anche se loro stessi ne parlavano apostrofandoli come “luoghi tristi” da cui raccontare il mondo appunto e la Sicilia soprattutto. “Il loro – ha affermato Antonio Di Grado – è stato un orgoglioso appartarsi perché consideravano la provincia un osservatorio privilegiato delle vicende del Paese, in cui si riconoscevano e che credevano fosse il centro della letteratura”. “Stiamo parlando di un’altra epoca – ha ricordato Collura – di un altro mondo. Entrambi avevano dei sogni. La Cava era considerato un ottimista ma è stato sfortunato nella sua vita, Sciascia lo ha aiutato perché lo amava come uomo e come scrittore. Erano simili perché, pur essendo lo scrittore di Racalmuto considerato, al contrario di La Cava un pessimista, in realtà era un ottimista ed entrambi cercavano di tenersi vivi attraverso la scrittura”. “La Cava è stato sfortunato e anche un po’dimenticato, era una brava persona – ha detto Domenico Calabria – ha mantenuto fede al suo modo di scrivere un po’ all’antica e questo lo ha fortemente danneggiato. Ma la sua scrittura va nel profondo dell’animo, si occupa di temi universali come l’amore e la vita e per questo noi, come Caffè letterario, ci sforziamo di tenere in vita la sua opera”. “Questi scritti sono fondamentali – ha spiegato Mario D’Agostino – e rappresentano una grande chance per non cadere nell’oblio e dimenticare la loro scrittura, per tenere viva la loro attività di grandi autori”. A concludere il dibattito il giornalista Gaetano Saglimbeni che ha ricordato le sue esperienze da giornalista. Subito dopo è stato proiettata una pellicola a firma di Elio Petri, tratta da una delle opere più importanti di Sciascia, “A ciascuno il suo”. Questo pomeriggio alle 18.30 nella terrazza dell’Archivio Storico con il giallista Donato Carrisi e il suo “L’ipotesi del male” (Longanesi) presentato dalla scrittrice Alessia Gazzola. Subito dopo, alle 19.30, Babilonia presenta “Taormina oggi nella penna dei suoi amanti stranieri”, “Racconti Taormineschi” con letture a cura di Rita Patané. Quindi, alle 20, il giornalista catanese Antonello Carbone presenta “A Taormina d’Inverno” (Manni) insieme a Roselina Salemi e un reading a cura di Manuela Ventura e Mario Opinato. Alle 21 proiezione del film di Damiano Damiani tratto dall’opera di Sciascia, dal titolo “Il giorno della civetta”.