Taormina. Da Claudia Tropea e Ciro Cristaldi, riceviamo e pubblichiamo: “L’ultimo giorno di scuola è la realizzazione di una contraddizione. Atteso e allo stesso tempo temuto, in quanto capolinea di un percorso. Le fatiche di una lunga avventura volgono al termine, eppure la nostalgia prende il sopravvento e i compagni di viaggio, i luoghi e persino gli ostacoli saranno un ricordo. E così capita che un Festival possa essere paragonato ad una scuola, per chi fa parte degli addetti ai lavori, e che il suo ultimo giorno di rassegna coincida quasi con l’epilogo scolastico. E’ così che Taormina strega gli uomini da millenni. E’ così che il Festival assume qui caratteristiche che esulano dalle definizioni classiche. E’ cinema, arte, incontro tra culture e mondanità. Un momento per la riflessione e un attimo per innamorarsi. E’ realizzare qualcosa di spettacolare. Stupire. Incantare. Intrattenere e far evadere. Ridere di gusto e poi turbare, impressionare. La maestosità del Teatro Antico accoglie persone di tutte le nazionalità, colori, odori. Chiama al suo cospetto passato e presente, convoca a sé poesia e magia. L’antico coro che cantava e ballava, un tempo situato nell’orchestra, è adesso un’adunanza di star nazionali e internazionali, un complesso di attori e registi. Da Russell Crowe a Meg Ryan, da Tornatore a Conor Allyn. C’è chi verrà premiato e chi premierà, chi salirà sul palco e intratterrà, a chi piace semplicemente la mondanità. Come si fa a vivere tutto questo? Come si fa a realizzare tutto questo? Immaginando che ciascuna emozione, ogni singola azione, sia un anello da costruire e fondere con altri fino a formare una lunga catena. Il Taormina Film Fest è una collana di eventi che si succedono nell’arco di otto giorni, dove ogni gancio è fondamentale. Croce e delizia dei professionisti e dei numerosissimi stagisti che rendono possibile la sua straordinaria realizzazione. Ognuno col suo ruolo, con le sua capacità, con le sue idee e con la sua voglia di fare. L’organizzazione è una confusione mista a parole, turbamenti e ritmi accelerati, è stare con un piede nella favola e l’altro nell’abisso delle responsabilità. Lavorare per un festival significa calma e sangue freddo. E’ spacciarsi per imperturbabili, essere disponibili, pronti a dar tutto per risolvere le centinaia di problematiche che il caos della kermesse si porta con se. E poi il silenzio. Si abbassano le luci, lo spirito può liberarsi per bruciare di commozione. Un sospiro. E’ il momento in cui la stanchezza si ricopre di bellezza: lo spettacolo può cominciare”.
Claudia Tropea
Cirino Cristaldi