Taormina. Un delicatissimo intervento cardiochirurgico con “metodica ibrida” su una bambina di tre mesi e mezzo è stato eseguito con successo dai medici del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo di Taormina. La nuova procedura, eseguita per la prima volta in Sicilia in un paziente così piccolo, ha visto la correzione di una grave cardiopatia congenita con l’intervento “ibrido” cioè ad opera di cardiologi interventisti, cardiochirurghi e anestesisti insieme in una sala operatoria. L’équipe, formata dai cardiologi Paolo Guccione e Michele Saitta, dai cardiochirurghi Salvatore Agati ed Eugenio Trimarchi, dagli anestesisti Stefano Morelli e Dario Rinzivillo ha svolto un “gioco di squadra” formidabile con l’obiettivo di chiudere i fori del setto interventricolare che determinavano condizioni cardiocircolatorie gravi nella bimba che pesa soltanto 6 kg non essendo riuscita a crescere come avrebbe dovuto nel corso dei mesi iniziali e fondamentali della sua vita. La procedura ibrida sostituisce quella semplicemente chirurgica tradizionale che prevede l’incisione a vita del miocardio che invece qui è stata evitata. In particolare, la grave patologia di cui la bambina è affetta è spesso descritta come setto “interventricolare a formaggio svizzero” o anche, più semplicemente, Swiss-cheese e si è manifestata alla nascita. Ricoverata appena nata al CCPM in condizioni gravissime, è stata dapprima sottoposta ad un intervento palliativo, poiché non avrebbe tollerato altro tipo di stress e comunque l’intervento, per quell’età, presentava rischi molto elevati. Dopo tre mesi i segni di affaticamento del cuore e, soprattutto, la mancata crescita della bimba ha spinto i medici del CCPM ad intervenire per chiudere i fori del setto interventricolare. Da qui la scelta di utilizzare l’innovativa procedura ibrida proprio per ridurre al minimo l’impatto chirurgico. L’intervento, e questa è una novità assoluta, è stato eseguito a cuore battente, senza cioé ricorrere alla circolazione extracorporea in base alla quale è la macchina a svolgere il lavoro del cuore nel corso dell’operazione. La procedura è stata effettuata nella modernissima sala ibrida di emodinamica del CCPM, con la monitorizzazione dell’ecocardiogramma tran-esofageo eseguito da Placido Gitto. Le fasi sono state diverse e ognuno ha svolto un proprio ruolo: dapprima I cardiochirurghi hanno posizionato un “tubino” attraverso i fori del setto interventricolare pungendo la parete del ventricolo destro; nella seconda fase i cardiologi interventisti, guidati ancora dall’ecocardiogramma trans-esofageo, attraverso il sondino hanno posizionato un “ombrellino” che ha chiuso le comunicazioni interventricolari. Il tempo centrale è durato solo pochi minuti – in più senza l’ausilio della circolazione extracorporea – e i benefici sono stati immediati; il cuore della bimba ha immediatamente mostrato di giovarsi della correzione della cardiopatia e già dopo poche ore di terapia intensiva, la piccola è ritornata nel reparto di degenza del CCPM assistita dalle amorevoli cure dei medici e degli infermieri e naturalmente dei genitori. Si prevede adesso una degenza rapida di 3 giorni, anziché 6 come nel caso dell’intervento tradizionale. “Con i colleghi cardiologi–spiega Agati – stiamo implementando questo tipo di procedura con l’approccio ibrido che consente di affrontare rapidamente e in maniera completa molte patologie del cuore riducendo lo stress e gli interventi a rischio elevato. Siamo soddisfatti e convinti che la strada intrapresa sia quella giusta perché stiamo riuscendo ad ottenere risultati straordinari e l’intervento su questa piccola bimba ne è una prova tangibile”. Fondamentale è stata dunque la nuova “formazione” di medici oltre naturalmente alle competenze del personale paramedico e dei tecnici che hanno manovrato le macchine tecnologicamente avanzate di cui è dotato il CCPM.