Taormina. La “Perla” riconosciuta, a livello nazionale, in prima linea nel progetto “Città senza dolore”. Il sindaco, Mauro Passalacqua, rappresenterà, questa mattina, l’Anci. A Roma presso la sale degli incontri di “Palazzo Marini“ si svolgerà, appunto, un incontro che vede impegnate le cento città italiane in un progetto dagli aspetti altamente umanitari. Passalacqua ha ricevuto la delega da parte dell’attuale presidente del sodalizio, Osvaldo Napoli, che ha riconosciuto l’impegno di Taormina e dell’ospedale “S. Vincenzo” in questo particolare settore. All’incontro, che ha il patrocinio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è prevista la partecipazione anche del ministro alla Sanità, Ferruccio Fazio. In sostanza ci si occupa del dolore, acuto e cronico, post traumatico e post chirurgico. In ospedale è, appunto, questo uno dei sintomi più diffusi. Trattarlo in modo soddisfacente e alleviarlo fino all’annullamento, rappresenta un segno di civiltà e di rispetto per il paziente. Il suo controllo è indispensabile per verificare la qualità dell’assistenza e la facilità di guarigione. Il suo trattamento, secondo gli standard attuali, è considerato un diritto del paziente. Assieme al primo cittadino, si troverà, il primario del reparto di Anestesia del “S. Vincenzo”, Filippo Bellinghieri. Quest’ultimo è stato il pioniere di questa attività nel comprensorio ed ha avuto come punto di riferimento, appunto, il presidio ospedaliero di contrada Sirina. Nei reparti di tale complesso si promuovono gli interventi idonei ad assicurare la disponibilità dei farmaci analgesici. Esistono terapie, importanti, anche per i malati terminali. Insomma una città che è senza sofferenza perchè dotata, appunto, del cosiddetto “ospedale senza dolore”. Taormina è, dunque, spinta in questa strada che propende verso un nuovo modo di concepire il mondo di quanti soffrono. “Certamente – ha spiegato Bellinghieri – si potranno trovare nuovi spunti e stimoli per andare avanti in questo campo. La Città del centauro è all’avanguardia in questo campo e dunque, adesso, si deve proseguire il cammino per migliorare sempre questo modo di concepire la malattia”. In effetti l’esperienza di quanti hanno frequentato il centro ospedaliero fa percepire come, in gran parte dei reparti, venga sentito questo problema anche da parte degli operatori che vi lavorano giornalmente.