di Luca Serafini
Taormina. Il giardino di Palazzo Corvaja è un nido di arte e di quiete, dove il vento che frusta leggero quadri, libri e pasticceri vestiti da saraceni rende sopportabile la canicola umida che imprigiona le spiagge. Siamo stati davanti all’Isolabella io e Saro Laganà un paio d’ore, nel pomeriggio di venerdì 19 agosto, a raccontarci della vita e del futuro. Poi siamo saliti a Taormina centro, dove nel giardino di questo splendido Palazzo trecentesco, ben curato dal maestro Cesare Filistad, che dipinge scene di vita siciliana, con passione e cuore da rendere le tinte vive, il primo a presentarsi è il Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza e prossimo comandante in seconda delle “Fiamme Gialle”, il taorminese Daniele Caprino (accompagnato dal ten. Sergio Commendatore, comandante della locale Compagnia). Il Generale Caprino mi prende in disparte e mi dice che il punteruolo rosso, il virus che stermina le palme, forse si può debellare. E poi un agente di modelle indeciso tra Mediaset e Lele Mora. Poi una coppia milanese trasferita a Taormina che organizza un evento animalista a settembre. Poi una coppia che cerca figli da anni e vuole comprare il libro “Sembra facile”. Un bambino milanista che chiede se i rossoneri vinceranno la Champions. Tifosi che chiedono foto e autografi. Una signora che domanda di Martina Colombari, come mai non c’è? E com’è bello leggere “La vita è una” che Rizzoli le ha concesso. Umberto Teghini, più di un amico e collega, che mi tratta come se fossi Moravia. Il sindaco di Taormina, Mauro Passalacqua, che coglie l’essenza del libro “Sembra facile” e lo descrive per quello che è, una coraggiosa testimonianza che sfiora l’outing. L’assessore provinciale alla Cultura, Mario D’Agostino, che alla fine mi dice: “Lei non è mai banale”. Il mio mondo, quello del calcio, sembra così lontano. Eppure è lì. “Abbiamo letto il libro Soianito, bellissimo”. Sinceri, non esagerati. Taormina che mi tratta come uno di loro, una parte di sé. E Felice Munafò, che orgoglioso racconta di averlo finito, “Soianito”. Felice, con la sua meravigliosa cucina e la sua irripetibile famiglia, gestiva “La Cambusa” a Giardini Naxos e ora “Il Geranio” a Taormina che è ancora più bello, chiede consigli perché la sua strepitosa cucina sia apprezzata e conosciuta. Gli interessa questo più del business. Un uomo vero, che ama il suo mestiere. Non so descrivere com’è possibile sentirsi a casa a 1.000 chilometri di distanza da casa, su un’isola, adagiati e coccolati nella culla in paradiso a Taormina. Non so farlo se non con un abbraccio e con le lacrime agli occhi perché questa, caro fratello Saro Laganà, con il tuo giornale on line “Vai Taormina”, l’hai, l’avete fatta diventare casa mia. E l’amo. E vi amo. E non so stare senza di voi. E torno appena posso. Perché questa è la vita e questo è il modo di viverla.