Taormina. Un sequestro preventivo per equivalente per oltre 17 milioni di euro è stato eseguito nei confronti della Banca Nazionale del Lavoro per una ipotesi di truffa aggravata ai danni dei Comuni di Messina e Taormina. Il Gico della Guardia di Finanza di Messina, nell’ambito dell’operazione “Over the counter” diretta dalla Direzione distrettuale antimafia, ha dato esecuzione al decreto di sequestro emesso dal Gip di Messina, Maria Vermiglio. L’ipotesi investigativa della Dda di Messina, guidata dal Procuratore Guido Lo Forte e seguita dal Sostituto procuratore antimafia Vito Di Giorgio, è quella della “truffa aggravata”. La somma “congelata” in questa fase dal Gip, in attesa della conclusione del procedimento, quale presunto illecito profitto per la BNL in danno delle due Amministrazioni locali peloritane, è rappresentata da quei costi occultati ai Comuni per un importo complessivo di euro 17.068.589,39. Il quadro probatorio (sviluppato dalla Procura e dai finanzieri attraverso la disamina della corposa documentazione acquisita presso la BNL e gli Enti locali e l’escussione a sommarie informazioni di soggetti a vario titolo coinvolti nelle indagini, supportate dalla consulenza tecnica fornita da una società specializzata nel settore) lascia emergere il forte squilibrio informativo esistente tra le parti protagoniste della sottoscrizione dei contratti. Infatti, all’elevato tecnicismo della materia (patrimonio dei soli funzionari della BNL), si contrappone la conoscenza pressoché nulla della stessa da parte degli amministratori comunali, non supportata da informazioni adeguate sui prodotti finanziari proposti dall’istituto di credito per il tramite dei propri funzionari; ed ecco quindi, in questo senso, il “raggiro” con qualificati “artifizi”. Venivano quindi meno i presupposti previsti dal D.M. 389 del 2003, laddove l’utilizzo di strumenti derivati, introdotti per gli Enti locali dalla legge 448 del 2001, dovevano essere improntati alla riduzione del costo finale dei debiti accesi “a tasso fisso” ed alla riduzione dell’esposizione ai rischi del mercato. Non solo, ma la rimodulazione dei contratti, ove conveniente, consentita dal citato D.M. e prospettata come necessaria dai funzionari della BNL, ha aggiunto alle perdite già sostenute dai Comuni, dovute alla volubilità dei tassi d’interesse, ulteriori costi e commissioni impliciti non manifestati. Di contro, le proposte di contratti di finanza derivata erano sinonimo di vantaggi economici immediati e risparmi futuri certi a spregio di eventuali rischi futuri ed occultamento dei costi e commissioni. Indagati per truffa aggravata: Giuseppe P. (53 anni) di Roma, Roberto A. (48 anni) di Roma, Vincenzo D. B. (52 anni) di Malvagna, Fabio C. (41 anni) di Catania, Angelo S. (53 anni) di Messina, Fabio G. (43 anni) di Pescara, Carmelo S. (61 anni) di S. Alfio ed Edoardo C. (51 anni) di Napoli.